Capolavori rubati, quando l'arte è un malaffare

Il critico Luca Nannipieri ha presentato a Brera un volume sui casi più eclatanti della storia

Marta Calcagno Baldini

«Capolavori rubati» è il titolo emblematico dell'ultimo libro del critico d'arte Luca Nannipieri (Skira), presentato nei giorni scorsi alla sala della Passione della Pinacoteca di Brera. «L'arte non produce concordia, bene e giustizia - afferma l'autore per raccontare il senso della sua opera - anzi, a causa dell'arte nella storia si sono sempre verificati furti, contese, saccheggi, spoliazioni, guerre legali e diplomatiche. Quindi- continua- vorrei sollecitare una riflessione sul tema della protezione dei beni culturali». Alla presentazione del libro erano partecipi Francesco Boni, noto volto di Telemarket, Carlo Hruby, presidente della Fondazione Enzo Hruby, Mario Mazzoleni, Professore Associato di Economia Aziendale all'Università di Brescia e la collezionista Francesca Sacchi Tommasi. Nel libro si descrivono 16 casi di grandi furti nella storia dell'arte (dalla Natività di Caravaggio, trafugata nella notte del 17 ottobre 1969 dall'oratorio San Lorenzo di Palermo, ai due dipinti di Vincent van Gogh rubati al Van Gogh Museum di Amsterdam il 7 dicembre 2002, fino all'Urlo di Munch e la sua storia di furti e ritrovamenti, e la Gioconda di Leonardo da Vinci, staccata dalla parete del Louvre di Parigi il 21 agosto del 1911. Sono presenti anche tre descrizioni di «Controversie storiche», ovvero tre casi di spoliazioni, contrabbando e razzie avvenuti in epoca napoleonica, nazista e le razzie e sciacallaggi in Medio Oriente. Si è parlato dello scarso uso in Italia delle tecnologie per garantire più sicurezza allo stato attuale di conservazione dei Beni culturali. E anche della mancanza, nei musei, della figura del security manager».

Per Boni e la Tommasi il tema proposto è fondamentale anche per i mercanti e per i collezionisti: le opere costituiscono un patrimonio fondamentale per la memoria, e l'Italia «solo con quelle conservate nei sotterranei dei musei salverebbe il suo deficit». Carlo Rubi, infine, auspica una maggiore assunzione di responsabilità da parte dei singoli: la nostra ricchezza culturale, anche quella sconosciuta ai più perché negli archivi dei musei o in piccole località poco note, deve essere salvaguardata a partire dalla responsabilità degli individui perché «potremmo vivere in un paese migliore se ci fosse più educazione civica». Tutti concordano su un punto: l'operazione di analisi, osservazione e descrizione del fenomeno nei furti di opere d'arte compiuta da Nannipieri è fondamentale e assolutamente poco frequente.

Perché? «Pochi fanno ricerche come la mia perché di arte paradossalmente in Italia si parla troppo poco -conclude Nannipieri-. La materia è stata anche tolta dai programmi scolastici. Bisognerebbe aprire più spesso questi argomenti».

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