Capolavori su un mito chiamato Italia

La Regione presenta l'evento di punta della stagione: 120 opere sul Belpaese dal Cinquecento ai giorni nostri

Capolavori su un mito chiamato Italia

Tempo di Expo - non più in vista ma alle porte - e tempo anche di calare gli assi (per chi ce li ha). Ieri Regione Lombardia ha calato il suo, sparigliando il tavolo delle iniziative culturali 2015 con una mostra imponente e, forse, pretenziosa. «Italia, fascino e mito dal Cinquecento al contemporaneo» è un titolo che contiene tutti gli ingredienti per attirare il grande pubblico internazionale in una sede già dei per sè densa di appeal dopo il lungo e recentemente ultimato restauro: la Reggia di Monza. Il tema è quello del «grand tour», del viaggio in Italia che fece innamorare illustri forestieri come Goethe e Stendhal, e prima di loro paesaggisti e classicisti da ogni parte d'Europa. L'icona del Belpaese riprodotta attraverso secoli d'arte e i cui frutti troppo spesso hanno varcato la frontiera, verrà raccontata in un'esposizione studiata tre anni e mezzo orsono da un comitato scientifico di prim'ordine composto da Caterina Bon Valsassina, Sandrina Bandera, Ada Masoero, Nicola Spinosa e altri ancora. La mostra, presentata ieri dai curatori e dall'assessore alla Cultura Cristina Cappellini, raccoglierà 120 opere prestate da una settantina di enti, fra cui le Collezioni del principe del Liechtenstein (ben 20 fra dipinti e sculture), l'Hermitage e il Louvre. Saranno esposte opere di grande valore, alcune sconosciute al pubblico italiano, di artisti come Van Dyck, Lorrain, Rubens, Tiziano, Mengs, Canova, Botticelli, Matisse, Rodin, Dalì e Warhol. Il progetto - coprodotto da Skira con il Consorzio Villa Reale e Cultura Domani - intende rievocare il fascino esercitato sui grandi artisti stranieri dai nostri monumenti, paesaggi e dalle nostre tradizioni, attraverso capolavori di pittura, scultura e fotografia. La Cappellini, affiancata dall'assessore lombardo all'Expo Fabrizio Sala, non nascondono la soddisfazione per quello che, ad aprile, sarà la punta di diamante del programma culturale («ma altri eventi seguiranno»); per di più in una sede prestigiosa inserita in extremis nel «Palazzo Italia».

Nel corpus della mostra spiccano i grandi coloristi cinquecenteschi, da Van Dick a Tiziano, splendide vedute settecentesche da Van Wittel a Lorrain, i ritratti neoclassici di Canova, Thorvaldsen e Correggio. Non manca poi un excursus sul secolo breve e addirittura sulla contemporaneità, tra citazioni picassiane, nudi di Matisse, reali impacchettati da Christo, e perfino un paio di... monocromi blue di Ives Klein. E qui forse la mostra rischia di scivolare nella piacioneria, malgrado le commistioni tra antico e contemporaneo siano diventate una tentazione irresistibile per i curatori.

Vero è che, con un tema così imponente trattato in 120 opere, il pericolo minestrone è alto e forse sarebbe stato meglio fermarsi un attimo prima. Anche perchè dalla fine dell'Ottocento in poi il mito dell'Italia era bell'e tramontato e figuriamoci se a resuscitarlo può averci mai pensato la body-artist Marina Abramovic...

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