Cronaca locale

Carabinieri aggrediti con cocci di vetro

Piccoli episodi che punteggiano le notti violente di una città che al calar delle tenebre diventa una sorta di giungla

Con troppe birre in corpo inizia a infastidire i clienti del bar e il titolare chiama i carabinieri che quando arrivano vengono affrontati dal marocchino ubriaco con un coccio di bottiglia. Arrestato fatica. Ma poco prima in un'altra zona della città un cinquantenne rimprovera un minorenne per averlo derubato, arriva un coetaneo del ladruncolo e gli fa saltare due denti con una sprangata. Piccoli episodi che punteggiano le notti violente di una città che al calar delle tenebre diventa una sorta di giungla.

In ordine temporale, si inizia alle 20.45 in via Palmieri, parallela di via Cermenate, dove Mario S. incrocia un ragazzo di 16 che, a suo dire, gli avrebbe svaligiato la macchina. La discussione di fa subito accessa e il cinquantenne prende per il bavero l'adolescente, scuotendolo un po'. La scena viene notata dai residenti che dalle finestre gli intimano di smettere. Ma prima che l'uomo possa fare qualcosa ecco sbucare un coetaneo del ragazzino armato di spranga che inizia a colpire al volto e al capo il derubato. Tre o quattro colpi, poi la fuga. Quando arrivano le volanti e il 118 trovano il cinquantenne con il volto coperto di sangue. Lo portano in ospedale con un ferita al naso e soprattutto due denti in meno.

All'1.30, da via Tavazzano, traversa di viale Certosa, un barista chiama il 112, preoccupato per un suo cliente un po' troppo su di giri. La centrale manda un equipaggio per calmare i bollenti spiriti, alcolici, dell'avventore. Ma quando i carabinieri arrivano sul posto si trovano davanti un nordafricano ormai fuori controllo. L'uomo infatti ha bevuto una birra di troppo e dopo aver infastidito, insultato e minacciato clienti e barista, rivolge le sue attenzioni ai militari. Essendo un vero «duro» spacca una bottiglia sul bancone, come ha visto fare al cinema, e si avventa sui militari. Uomini però forse più esperti e duri di lui che lo immobilizzano senza che nessuno si faccia male: operatori, clienti e lo stesso marocchino. Portato in caserma viene identificato come Radoin Bahsine, marocchino di 30 anni, clandestino e con la solita sfilza di precedenti per furti e spaccio di droga.

A quel punto il nordafricano si fa improvvisamente mansueto, anzi lamenta dei forti dolori alla testa e si fa accompagnare al San Giuseppe. Qui i medici lo visitano e lo trovano ovviamente sano come un pesce. Ragion per cui viene riammanettato e rimesso sulla «gazzella».

Destinazione il carcere di San Vittore dove finisce di smaltire la sbornia con qualche denuncia in più sul groppone.

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