«Care donne milanesi, meno fitness e più pasta»

T into Brass, in pochi lo sanno, è nato a Milano pur essendo veneziano d’adozione, così come Venezia è spesso il palcoscenico delle sue pellicole erotiche, da «La Chiave» con Stefania Sandrelli a «Così fan tutte» con Claudia Koll. Più volte, oltre che regista, si è autodefinito «The King of c...», il «Re del Sedere» che egli considera il vero specchio dell’anima e della personalità della donna perchè, dice, «io do più importanza al significante che al significato. La mia è una sintesi iconica estrema, ovviamente, ma se l'anima è il contenuto, il culo ne è la forma».
Signor Brass, ci dica, com’è il sedere della milanese?
«Nel senso della cotoletta? Scherzo.... Diciamo che lo reputo molto interessante. Mi spiego. Io identifico la donna milanese nella classica manager in carriera, che generalmente possiede gambe slanciate e un culo “presente” o che comunque non passa inosservato. Quello della milanese è comunque un sedere “vistoso”, scattante tipico della donna intelligente, e questo mi piace».
Le milanesi tornano dalle vacanze abbronzate e si fiondano in palestra per iniziare un nuovo anno a tutta fitness per mantenere un fisico scolpito. È d’accordo?
«Mica tanto. Personalmente consiglierei loro un piatto di tortellini in più e una seduta di addominali in meno. A queste ragazze andrebbe spiegato che per l’immaginario maschile è molto meglio una femmina dal fisico «burroso», magari con qualche rotolino in eccesso, anziché un’asettica perfezione costruita in palestra. Che noia».
Milano capitale della moda. Secondo lei gli stilisti hanno rovinato lo stereotipo della femminilità, imponendo la donna anoressica?
«Sì. Il fatto è che gli stilisti si rifanno a un cliché di donna che porti bene i loro vestiti. Non guardano alla femmina ma a un manichino, una donna-oggetto da coprire con le loro invenzioni. Io invece amo le donne vere, non perfette ma che comunicano vibrazioni. Il mio modello, d’altronde, si ispira al periodo in cui ho scoperto il sesso: erano gli anni ‘40-‘ 50. E quindi erano procaci, con la vita stretta, fianchi, natiche e seno opulenti, come nei quadri di Rubens, Giorgione e Tiziano. La nuova attrice che lancerò, Caterina Varzi, calabrese, ha tutte le doti per accendere la mia fantasia...».
Milano capitale dei media. Per le aspiranti star ritiene sia cambiato il sistema per arrivare al successo?
«Macchè, non è cambiato nulla, nella televisione come nel cinema. Il “Producer couch”, il famoso “Divano del Produttore” esiste da quando esisteva il Teatro, quindi molto prima di cinema e televisione. Quello era e resta un passaggio quasi obbligato, un “pedaggio” direi».
E lei cosa consiglierebbe ad un’aspirante attrice oggi?
(Risata) «Guardì, a Venezia presento un corto intitolato “Kick the Cock”, che è una frase idiomatica nell’ambiente sadomaso, del bondage. Questa frase è una metafora di come sono strutturati i miei provini, dal momento che io, oltre che regista, sono anche attore...»
Veniamo alle attrici «made in Milan», non ce ne sono poi tante. Tra Eleonora Brigliadori, Irene Pivetti e Edy Angelillo, chi scritturerebbe per un suo film?
«La Brigliadori senza dubbio».
Scritturerebbe anche qualche politica?
«Beh, Alessandra Mussolini e Giovanna Melandri mi ispirano, per una liaison dangereux, per esempio.

Poi mi piacerebbe avere in cast Stefania Prestigiacomo, Daniela Santanchè...».
La nostra città ha un sindaco donna. Reputa la Moratti una donna sexy?
«Chi, suor Letizia? Da giovane era un po’ birichina, oggi la trovo una signora simpatica».

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