Muoversi in una città che non è pronta ad accoglierti, per un disabile in carrozzina equivale a sentirsi come il visconte di Italo Calvino, dimezzato. Con l'aggravante che tutto quello che da una vita si potrebbe fare e non si è fatto - ogni barriera architettonica non abbattuta, gli scivoli per entrare in un negozio qualsiasi o andarsi a bere un caffé, l'annullamento dei dislivelli pericolosi dai marciapiedi alle strade e la possibilità di far salire più di una carrozzina sui 260 posti disponibili su un jumbo tram (come previsto al momento da Atm) - hanno il sapore di un vero e proprio rifiuto, di uno schiaffo in pieno volto.
Il vice sindaco Ada Lucia De Cesaris - insieme con il delegato alle politiche giovanili del sindaco Alessandro Cappelli - ha voluto dimostrare ieri pomeriggio che le «altre modalità del camminare» a Milano non sono esattamente roba da ridere. E che chi l'attacca o la osteggia perché sostiene che ha esagerato con l'abbattimento delle barriere architettoniche nel regolamento edilizio imponendo gli scivoli a tutti i commercianti (progetto «benedetto» per Expo anche dall'assessore Carmela Rozza) doveva passare ieri nella centralissima via Pattari dove 5 negozi su 5 si sono rifiutati, seppur gentilmente, di far entrare lei e Cappelli, entrambi su una vera carrozzina, e due veri disabili. Si tratta di Massimo «Max» Lo Russo, 43 anni, da 26 disabile al cento per cento dopo un brutto tuffo a Rimini e Ignazio Miloto, 59enne pieno di verve e simpatia (gestisce in via Franco Tosi il negozio «La carrozzeria» dove vende e adatta attrezzature per disabili e articoli ortopedici sognando di dare autonomia a tutti), ma è comunque in carrozzina dalla nascita per un trauma da parto.
Il vicesindaco, Cappelli, insieme a Max e Ignazio, partendo alle 15 dal centro di via Rutilia 26 (180 ospiti di cui 60 disabili e 120 anziani) hanno preso due bus e atteso 4 tram (conducenti gentilissimi, ma una sola carrozzina per ogni mezzo) per raggiungere piazza Fontana (ora d'arrivo le 16.39). E da lì hanno attraversato piazza Beccaria, via Pattari, corso Vittorio Emanuele (dove all'Autogrill un caffè se lo sono potuti bere perché, nonostante l'assenza degli scivoli, l'entrata era accessibile) guidando le carrozzine tra la gente: Max e Ignazio in autonomia con poderose e velocissime carrozzine elettriche, mentre il vicesindaco e il delegato alle politiche giovanili venivano spinti su mezzi molto più normali e non motorizzati, tutti forniti da Ignazio. La gente guarda, di tanto in tanto ostenta disponibilità, raramente fastidio. Si decide di non entrare alla Rinascente (anche se l'ingresso non pone ostacoli), si sfreccia in piazza Mercanti. Da piazza Cordusio a via Dante l'assenza degli scivoli necessita che si tenga una mano sul petto di Max («ho paura di scivolare in avanti nel dislivello) e una persona dietro Ignazio («Mi fa piacere che ci sia qualcuno dietro nelle situazioni di potenziale difficoltà, che mi protegga le spalle».
Intanto Max racconta di avere una moglie, Nicla. «Lei è disabile al 46 per cento e cammina. È romana, ci siamo conosciuti ad Arluno, ora stiamo in una casa Aler di via Neera, allo Stadera. Io però sono costretto a dormire nel centro di via Rutilia: ho mandato una lettera all'Aler perché non mi permettono di entrare in casa. Non mi hanno risposto. Così io e mia moglie stiamo insieme solo di giorno.
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