«Invano cerchi tra la polvere, povera mano, la città è morta. È morta: s'è udito l'ultimo rombo sul cuore del Naviglio. E l'usignolo è caduto dall'antenna, alta sul convento, dove cantava prima del tramonto. Non scavate pozzi nei cortili: i vivi non hanno più sete». Salvatore Quasimodo ricorda i bombardamenti su Milano. Furono sessanta gli attacchi aerei inglesi tra il giugno del 1940 e l'aprile del 1945, giorno dell'ultima pioggia di fuoco. Blandi il primo anno, nulli nel 1941, i bombardamenti ricominciarono violenti nel 1942, per continuare fino alla fine della seconda guerra mondiale, fino alla fuga di Mussolini e alla definitiva resa dell'Italia. I morti furono ben oltre i mille, qualcuno parla di duemila. Furono colpite le industrie, ma anche, soprattutto, le abitazioni. Sibili e schianti devastarono interi quartieri, non risparmiarono simboli come la Scala, Santa Maria delle Grazie, San Fedele. Fecero strage tra i piccoli della scuola elementare di Gorla. Ridussero a pezzi il centro storico nella sua parte più antica.
Sono ricordi non lontani. In via Santa Marta, nel cuore delle Cinque Vie, tra la Pinacoteca Ambrosiana e la chiesa di sant'Alessandro, oggi distretto pulsante della città del design, rimangono tracce ben visibili di quei bombardamenti. Panni ancora stesi, una targa, un muro diroccato a pochi passi da via Torino e da piazza Duomo, che farebbe sussultare di inquietante sorpresa se non fosse legato alla memoria più viva della città medaglia d'oro della Resistenza, ferita a morte dalle bombe di coloro che sarebbero diventati gli Alleati e che volevano cacciare così, con esplosioni, morti e feriti, il fascismo dal Paese.
Le Cinque Vie sono Santa Marta, Santa Maria Podone, Santa Maria Fulcorina, Bocchetto e via del Bollo. Oggi il progetto di trasformare via Santa Marta in un Memoriale delle vittime civili della seconda guerra mondiale, è lanciato da Forza Italia con l'obiettivo che possa essere condiviso in modo trasversale, per trasformare quell'edificio divelto in un solido luogo della memoria. Come a Berlino, dove le tracce di ciò che di drammatico è accaduto sono integrate nel paesaggio urbano, si mescolano ai laboratori artistici e ai locali, danno spessore di storia al quotidiano.
Un'idea per ricordare e anche per condividere, pensando a itinerari guidati che conducano i visitatori in ciò che è accaduto a Milano. Un progetto a costo zero, cosa che non guasta in questi tempi in cui i bilanci sono difficili, verrebbe da dire bilanci di guerra se non fosse un'iperbole offensiva di fronte al ricordo delle bombe, dei rifugi antiaerei, della città morta.
A commentare il progetto, lanciato con i consiglieri azzurri di Palazzo Marino, è la coordinatrice regionale di Forza Italia, Mariastella Gelmini, che propone alla giunta Pisapia di sostenere il Memoriale per le vittime civili milanesi. «Pareti o scheletri di case diroccate, sparsi qua e là e mai valorizzati, a mio avviso, ma anche secondo molti milanesi che ne discutono sui social, sono una testimonianza importantissima, che rischia di essere completamente cancellata dal tempo e dagli abbattimenti che si rendono necessari anche per ragioni di sicurezza» spiega Gelmini.
E propone di salvare almeno una testimonianza, questo muro diroccato delle Cinque Vie: «Evitiamo che sia cancellato, sistemiamo lo spazio antistante. È una proposta che non necessita di investimenti straordinari, che si tradurrebbe in un'opera significativa e in un momento di unione di tutta la città».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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