Prima hanno cercato un mecenate. Poi hanno detto di volerla vendere. E adesso pare che l'assessore al Bilancio Roberto Tasca abbia deciso di non mettere sul mercato Casa Boschi-Di Stefano. O almeno che la discussione scaturita sulla stampa a proposito della vendita del terzo piano, per un valore stimato in 900mila euro, lo abbia spinto a riconsiderare la decisione. Tra l'altro la vendita sarebbe arrivata proprio quando lo spazio è stato aperto per la prima volta per una mostra sulle fotofanie di Italo Zannier che chiuderà a fine mese. Un'esposizione che doveva chiudere a fine giugno e che «grazie anche all'impegno dell'assessore municipale alla Cultura Luca Costamagna è stata prorogata fino a fine luglio» fanno sapere da Casa Boschi. Fino a poco tempo fa il terzo piano fino era utilizzato come alloggio di servizio da un funzionario comunale. Quando si è liberato sembra sia diventato necessario venderlo, ma la Lega non è d'accordo e prepara la battaglia a suon a suon di mozioni. Proprio da quella inoltrata al Municipio 3 dal consigliere leghista Gianluca Boari si è palesato il passo indietro di Tasca. «Io non ho mai dichiarato che non si debba rinunciare a vendere - ha scritto l'assessore - Credo che la scelta vada fatto però in una logica di trasparenza e di condivisione con tutta la città e non solo con una parte di essa, forse quella più interessata. Non ultimo, io ho comunque molto rispetto di quei cittadini milanesi che hanno contribuito a produrre i 250 milioni di lire necessari per l'acquisto della casa Boschi nel 1974 e di quelli che ancora oggi concorrono alla copertura dei costi di gestione della Casa».
Quindi non è altro che una questione economica a cui si potrebbero trovare anche altre soluzioni, ma ai leghisti non basta. Il museo di via Jan 15 per Boari e Alessandro Morelli, consigliere comunale che ha preparato una mozione gemella da presentare a Palazzo Marino, va preservato e rilanciato: «Noi crediamo che una città come Milano abbia la solidità economica per permettersi il lusso del sostegno alla cultura diffusa sul territorio, quella reale fatta di cose concrete come la Casa-Museo - ha scritto Boari - Le grandi città europee hanno un'offerta museale che non si limita al centro storico ma vede permeare il tessuto urbano tutto, con positive ricadute socio-economiche nei quartieri». Quindi non solo non va venduto il terzo piano di Casa Boschi Di Stefano, ma bisognerebbe occuparlo sempre con nuove iniziative per distribuire la vita culturale oltre la cinta dei bastioni.
E di materiale ce ne sarebbe: solo la collezione Boschi-Di Stefano conta duemila opere e nella nell'immobile di via Jan 15 ne sono esposte circa trecento.
Le altre sono divise tra Brera e alcuni depositi comunali. Con l'opportuna organizzazione potrebbero tornare a casa e i milanesi che non abitano sotto l'ombra della Madonnina potrebbero fruire di opere d'arte che al momento riposano in qualche magazzino.MBon
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