Dopo il caso-Arena montano i dubbi anche dentro il Pd

Anche a sinistra montano i dubbi sulla linea tenuta da Palazzo Marino con il mondo islamico milanese. È il vice capogruppo provinciale, Roberto Caputo, a dar voce alle perplessità emerse dopo le polemiche del Ramadan. Caputo parla di una «retromarcia alquanto repentiva, quella di Shaari che, prima spara a zero contro il sindaco perché non prende parte alla festa di chiusura del ramadan e, poi, improvvisa una calda quanto goffa accoglienza all'assessore Tajani che ne fa le veci». «Più che modi “ruvidi” - rileva Caputo - qua si passa da un incidente diplomatico all'altro, da una brutta figura all'altra e, soprattutto, da una mancanza di rispetto all'altra, prima verso le istituzioni e oggi verso la Diocesi e il cardinale Scola».
Secondo Caputo «le dichiarazioni di Davide Piccardo, responsabile del Caim, dimostrano come l'accaduto non sia un incidente ma una scelta ben precisa. Volutamente lui e Shaari hanno deciso di non leggere il messaggio consegnatogli dall'interreligioso Gianpiero Alberti». «È evidente che sia necessario un dialogo interreligioso e interculturale - avverte Caputo - ma non può essere a senso unico».

Insomma, «prima di parlare di una grande moschea per Natale, come chiesto da Shaari, varrebbe la pena fare un ragionamento serio sugli interlocutori del comune. L'invito al presidente del centro culturale di viale Jenner è quello di pensare davvero in un'ottica di rispetto, i “pretenda” sono fuori luogo, così come i paragoni alquanto surreali con il Dalai Lama e il Papa».

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