Cronaca locale

Caso Beic, gli amici "nascosti" di Boeri

Da regolamento i vincitori avrebbero dovuto rendere noti i rapporti con la giuria

Caso Beic, gli amici "nascosti" di Boeri

Tre date, tre giorni in cui si avvia la fase finale del varo della Beic, la grande Biblioteca europea di Porta Vittoria. E intorno ai quali ruotano ora gli interrogativi sulla procedura che ha portato a scegliere, tra i 44 progetti di studi di mezzo mondo, quello guidato dal milanese Onsitestudio. Dietro il progetto professionisti legati da rapporti di collaborazione passata e presente con i due architetti di grido presenti nella giuria, il presidente Stefano Boeri, designato dalla fondazione Beic, e Cino Zucchi, designato dal Comune.

Il malcontento e le polemiche che circolavano tra gli addetti ai lavori dopo la vittoria di Onsitestudio si sono allargati a dismisura ieri, dopo che il Giornale ha elencato uno per uno i rapporti intercorsi tra Boeri e Zucchi e i diversi membri della cordata vincitrice: dagli architetti Angelo Lunati e Giancarlo Floridi, agli studi Sce e Baukuh, all'ex assistente di Boeri al Politecnico Francesca Benedetto. Un giro ristretto legato da rapporti di colleganza, fiducia, amicizia con chi doveva assegnare la palma della vittoria (e gli 8 milioni di euro stanziati).

Ieri Boeri non replica, preferendo lasciare l'onere al Comune. In privato, l'archistar fa presente di conoscere personalmente e di avere lavorato anche con buona parte degli sconfitti. Zucchi invece interviene sulla pagina di Emilio Battisti, consigliere dell'Ordine degli architetti che nei giorni scorsi aveva sollevato il «caso Beic», affermando di considerare «lesiva dell'onore della commissione giudicante l'allusione anche velata che la stessa non abbia operato nel più totale anonimato», senza conoscere cioè gli autori dei 44 progetti presentati in busta chiusa». Tra i commenti, c'è chi fa presente che lo stile del progetto rendeva facile ipotizzarne l'autore. Ma il vero problema non è questo e neppure la qualità (indiscutibile) della commissione aggiudicatrice né quella (quasi altrettanto evidente) del progetto vincitore. Il problema è che i rapporti tra giuria e vincitori sono stati tenuti nascosti sia prima sia dopo il concorso, nonostante le norme del bando prevedessero il contrario.

Per questo diventano importanti le tre date, tutte desumibili dal sito della Fondazione Beic, presieduta dall'ex prefetto Francesco Tronca. Il 25 marzo quando a Palazzo Marino è annunciata la pubblicazione del concorso: ci sono il sindaco Sala, Tronca, il direttore generale Beic Maria Dinatolo. Da quel punto scatta la gara, studi di mezzo mondo si mettono al lavoro, la Beic non è solo un bersaglio economicamente ghiotto ma anche prestigioso. Termine al 20 aprile per chiedere chiarimenti, al 22 giugno per presentare i progetti. Si presentano in 44. Seconda data, il 23 giugno. All'indomani della scadenza, viene resa nota la composizione della giuria. Da quel momento, i concorrenti sanno da chi verranno giudicati e hanno l'obbligo di rendere noti eventuali rapporti. Tra i cinque giurati ci sono anche Zucchi e Boeri. Ma nessuno degli aspiranti alza la mano per rendere nota la circostanza. Tace Andrea Caputo che di Boeri è stato allievo e collaboratore e alla fine arriverà terzo. E tacciono tutti gli autori del progetto vincitore. Prima dell'inizio dei lavori della commissione, avrebbero dovuto segnalare e ricusare commissari incompatibili a causa dei rapporti. Tutto tace.

L'11 luglio, ultima data: la vittoria di Onsitestudio. Partono le polemiche.

E ieri l'Ordine degli architetti chiede di accedere agli atti della gara, per capire cosa sia successo.

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