Castello assediato da bus e polemiche

Dopo isola, piramidi e «Nevicata», via al piano per sistemare i danni

Speriamo che sia la volta buona. La Soprintendenza ha approvato il restyling di piazza Castello, adesso il Comune può passare alla progettazione esecutiva e avviare i cantieri se va male entro il 2021, se va bene prima. Passano tutti in piazza Castello. A cominciare dai turisti perchè oggi la maggior parte dei bus parcheggiano proprio qui. Ed è una della lamentele più frequenti perchè quella che doveva essere l'isola pedonale della città, l'oasi senza traffico e senza rumore in realtà oggi si presenta spesso come un posteggio dove restano fermi, ma con i motori accesi, lunghi serpentoni di bus. Però la piazza è un'attrazione, come il Duomo, la Scala o giù di lì. Una piazza dominata dalla fontana degli sposi ma anche oggi da una gran confusione architettonica. Da una pista ciclabile assolutamente inutile (a che serve una pista ciclabile all'interno di un'isola pedonale se non a far litigare ciclisti e pedoni?), da marciapiedi e cordoli rimasugli di vecchi progetti poi dimenticati. La travagliata storia recente di piazza Castello e largo Beltrami inizia nel 2014 con l'avvento di Expo e dell'Expo Gate, la doppia piramide in vetro e tubi di ferro, progettata dallo studio Scandurra, vincitore del concorso per l'Info Point dell'Esposizione Universale. La struttura temporanea, contestata da residenti e cittadini, critici, consiglio comunale, associazioni come Italia Nostra e Fai, riceve una proroga e viene inserita nella mappa della XXI Triennale. Nel frattempo l'amministrazione Pisapia decide di rendere pedonale la piazza e di avviare quindi un percorso di riqualificazione. Inutili le proteste, che arrivano da ogni parte, contro lo stop al traffico. Viene chiamata in causa di nuovo la Triennale per organizzare un concorso di idee per la sistemazione temporanea dell'area: 11 gli studi invitati. Vince «Nevicata 14» di Guidarini e Salvadeo, un progetto contestato da architetti, designer, critici d'arte e cittadini.

Tra i primi a bocciare il progetto Oscar Benini, architetto con studio a Milano e New York perchè, disse allora «Milano non ha bisogno di fronzoli e abbellimenti». Ma contrò la Nevicata si schierarono in molti come il critico d'arte Vittorio Sgarbi che la definì addirittura «una forma di masturbazione inutile e dannosa».

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