In lista con idee, convinzioni, progetti, e anche con la propria fede. Molti sono i candidati che si presentano alla corsa delle elezioni portando con sé, orgogliosamente la propria fede religiosa, come un fatto pubblico, distinto dalla politica ma fonte d'ispirazione nell'azione politica.
Fede e politica da sempre si intrecciano in vario modo. «In God we trust» è il motto degli Stati Uniti d'America, terra di libertà rispettosa di tutti gli orientamenti. E in Dio credono molti dei candidati impegnati nei principali schieramenti di queste elezioni comunali. Molti, e diversi fra loro, sono i candidati conosciuti per l'impegno nei movimenti o nelle organizzazioni cattoliche. Fra loro, spesso personalmente amici, sarà una «partita nella partita». Sicuramente da citare la figura di Matteo Forte, capogruppo e ora capolista di «Milano popolare», vicino da sempre a «Comunione e Liberazione», cattolico liberale e quindi «irregolare» della politica (ha dato battaglia su molti temi, anche per moschee libere dall'integralismo, insieme a Maryan Ismail, musulmana liberale, non più iscritta ad alcun partito e punto di riferimento per molti in materia di islam).
La Lega ha lavorato molto sul rapporto col voto cattolico, e schiera una accoppiata inedita e interessante: Deborah Giovanati (assessore uscente in Zona 9, che da sempre «segue il carisma di Don Giussani e partecipa all'educazione cattolica di Cl») e Francesco Migliarese, segretario del Centro per la vita della Mangiagalli, esponente del mondo cattolico moderato. Forza Italia schiera una personalità come Luigi Amicone (giornalista ex direttore di «Tempi»), che ha già dato prova di sé a Palazzo Marino, ma anche Fratelli d'Italia ambisce alla rappresentanza del mondo cattolico, e candida Michele Mardegan, che una decina di anni fa era vicecapogruppo del Pdl. «Mardegan - dice chi lo conosce - ogni giorno come prima cosa partecipa alla santa messa nella chiesa di Santa Teresa, sotto casa, e appartiene a una famiglia nota a Milano per l'impegno nel mondo dell'associazionismo familiare, e delle scuole libere». Su altro fronte, lista Sala, ma sicuramente è un cattolico impegnato in politica Paolo Petracca, ex presidente di Acli Milano, una carta importante che gioca il centrosinistra. Nel Pd è candidata Roberta Osculati, cattolica, presidente della commissione Famiglia, in Consiglio ha dato voce alle perplessità sul «ddl Zan». «Nelle nostre liste, espressione di un mondo plurale, rappresentiamo la complessità dell'universo milanese - precisa Silvia Roggiani, segretaria del Pd milanese - A nessuna delle donne e degli uomini, per essere candidati, è stata chiesta la propria etnia, fede o orientamento sessuale». Ciascuno di loro - per il Pd - potrà essere «portatore di ricchezza» e scegliere «in modo autonomo di rappresentare una specifica istanza o molteplici».
Sicuramente da registrare, in Comune, la candidatura di Sana El Gosairi, fondatrice dell'associazione «Jasmine». Musulmana che rivendica la sua laicità, El Gosairi pare avere un profilo diverso da quello di Sumaya Abdel Qader, candidata dal Pd nel 2016, scelta molto discussa. Velata invece è Yomna Yorabi, che si presenta in Zona 5.
Diversi candidati, poi, sono espressione della Comunità ebraica milanese, relativamente giovane eppure molto ben radicata in città. Nel Pd corre Daniele Nahum, che è stato vicepresidente della Comunità e presidente dell'Unione giovani ebrei italiani. Nella lista Europa verde (con Sala) si ricandida Michele Sacerdoti. Nella Lega Filippo Jarach, ebreo laico e sionista, esponente di una delle famiglie storiche, e più in vista, della Comunità milanese. Forza Italia candida Enrico Mairov, presidente della Nuova Udai (Unione democratica degli Amici di Israele). Iscritti alla Comunità milanese: in Zona 3 corre Dolfi Diwald (con Forza Italia) in Zona 5 col Pd Maurizio Vais e in Zona 7 coi Riformisti Giulia Remorino Ibry.
Nella lista civica di Bernardo fa il suo esordio, da candidata per il Consiglio comunale, Rebecca Arippol. «Non sono ortodossa - dice di sé - ma sono molto coinvolta nella Comunità, coltivo la mia spiritualità, credo molto nella mia identità ebraica e sono orgogliosamente sionista.
Al collo porto una stella di David, la porto orgogliosamente con me in giro a Milano. La sinistra si riempie la bocca di tante parola, ma dove stavano quando veniva bruciata la bandiera di Israele in piazza? In silenzio».
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