Duecento auto in servizio, decise a caricare solo disabili, anziani e donne incinta. Non finirà qui, non finirà adesso la protesta dei taxi contro gli autisti di servizi di noleggio con conducente che permette di chiamare una macchina con una applicazione per smartphone, cioè Uber. E questo nonostante l'appello dei sindacati a tornare al lavoro. E soprattutto il monito del prefetto Francesco Paolo Tronca che ha comunicato agli agguerriti conducenti delle auto pubbliche che il Comitato per l'ordine e la sicurezza ha deciso di rompere gli indugi e non tollerare più la violazione delle norme di legge da parte di tutti, tassisti e noleggiatori, arrivando a revocare le licenze nei casi più gravi. Tuttavia molti tassisti che stazionano fuori dalla prefettura chiedono che venga chiusa subito l'applicazione Uber, «almeno in attesa di avere regole certe perché lavorano illegalmente».
Ieri, mentre in piazzale Cadorna alcuni turisti inglesi criticavano l'atteggiamento dei tassisti milanesi sostenendo che a Londra «non succederebbe mai», sono stati gli stessi tassisti a fare intervenire in stazione Centrale i vigili che hanno sanzionato un conducente che portava un passeggero grazie alla nuova app di Uber.
«Il problema è che sono sanzionabili solo se hanno il passeggero a bordo - ha raccontato un gruppo che ha le auto ferme in stazione -. Ieri (lunedì per chi legge, ndr) ne abbiamo beccato uno su una Bravo e abbiamo chiamato i vigili. Aveva una targa svizzera e il permesso per disabili del Comune di Roma. È questa la gente che vogliono far lavorare al posto nostro?».
Riccardo De Corato, capogruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale in Regione è stato ieri al parcheggio del taxi in Centrale «per dire a tutti i conducenti che stanno lottando contro l'illegalità di tenere duro. Non mollate!».
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