Centri islamici divisi Moderati di via Padova «Maggioranza con noi»

Fine del mese sacro con festa e polemiche L'Ambrogino d'oro critica i vertici del Caim

Alberto Giannoni

I centri islamici milanesi sono divisi. E nelle occasioni in cui si celebra la fine del Ramadan, queste storiche fazioni si notano come non mai. La cerimonia di «Id al fitr» pone fine al mese di digiuno e preghiera. E sono almeno tre gli appuntamenti che hanno riunito i fedeli. Oggi al Palasharp fa festa l'Istituto culturale di viale Jenner. Ieri la Casa di via Padova ha ospitato migliaia di fedeli nel campo di calcio di via Cambini, dove sono intervenuti anche il vicesindaco, Anna Scavuzzo, Sant'egidio e un vicario episcopale, che ha portato io messaggio dell'arcivescovo Angelo Scola, letta integralmente. Via Padova oggi farà il bis (insieme a un'associazione bengalese che le ha chiesto ospitalità) nella sua storica sede, al civico 144 della via più multietnica di Milano. All'Arena civica, invece, ieri c'era il coordinamento dei centri islamici (Caim). Ma hanno partecipato meno persone del solito, a causa di una diversa interpretazione dottrinale interna sulla data di fine del digiuno. La divisione è dovuta a questioni astronomiche legate alla visibilità della luna. «Il Consiglio europeo di fatwa e ricerca ha stabilito di seguire la data astronomica, poi c'è un approccio più letteralista che richiede l'avvistamento oculare della luna», ha spiegato Davide Piccardo, coordinatore del Caim. Alla cerimonia era presente la consigliera comunale Sumaya Abdel Qader. Sono state ricordate le vittime del terrorismo, il giovane Giulio Regeni ucciso in Egitto, e sono stati fatti volare dei palloncini in segno di pace. «Che Dio hanno questi criminali, che colpiscono nel mese sacro di Ramadan? Il vostro Dio non è il nostro Dio», ha detto Abdel Qader. «È doloroso - ha detto invece il coordinatore Piccardo - vedere come proprio nel mese santo dell'Islam avvengano fatti così gravi come quelli di Istanbul, Dacca o Medina», ha detto Piccardo: «Questo viene definito terrorismo islamico, ma penso vada rivista la sua definizione, perché colpisce principalmente persone di fede islamica, in paesi islamici e non si capisce finalità strategica di questi attentati», avvenuti «nel mese sacro dell'Islam, e, come nel caso di Medina, davanti a un luogo sacro. Non capisco l'agenda di queste persone che si pongono al di fuori della nostra religione e vanno contro a tutti i musulmani».

La vicesindaco Scavuzzo, ha portato il suo saluto giunta alla conclusione per un saluto. «Recuperare il dialogo e stemperare le tensioni» - ha detto -perché per «riuscire a dare risposta» a chi chiede la possibilità di costruire un luogo di culto di fede islamica «vanno costruite soluzioni, dialogando con diversi soggetti». Parole che però evocano il tema della divisione. Per qualcuno la scarsa partecipazione all'iniziativa del Caim all'Arena è dipesa anche da questioni sostanziali. Per il direttore di via Padova la diversa partecipazione ai rispettivi eventi ha un significato preciso: «Abbiamo dimostrato - dice Mahmoud Asfa - che la maggioranza sta con noi, con chi finora ha lavorato seriamente senza strumentalizzare tutto per finalità politiche. In questi anni abbiamo servito la nostra comunità e la nostra religione senza cavalcare questo lavoro a scopi politici».

Proprio su questo è intervenuto il consigliere comunale Matteo Forte (Milano popolare): «C'è una parte della comunità musulmana - ha detto - che avverte come un problema l'esistenza dell'islamismo politico, del fondamentalismo e un'altra che, molto coccolata e sponsorizzata da questa come dalla precedente amministrazione fa finta che il terrorismo non sia di matrice islamica. Ecco, io credo che nel contesto storico attuale la politica abbia un compito: sostenere e legittimare solo la prima».

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