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Il Centro Dino Ferrari, eccellenza che rilancia la sfida alla distrofia

Uno spettacolo al Manzoni per finanziare l'arrivo di un macchinario per i ricercatori

Marta Bravi

Sabato scorso si è guadagnato il titolo di «miglior portiere italiano»di wheelchair hockey. Simone Ranzato, 14 anni è il portiere dei Black Lions Venezia che militano nel Campionato di A1 di Wheelchair hockey, l'hockey in carrozzina. Malato di atrofia muscolare spinale di tipo 2 è stato in cura al «Centro Dino Ferrari» dell'Università degli Studi di Milano. Il centro, infatti, dal 1984 si occupa della ricerca, della diagnosi e della terapia delle malattie neuromuscolari e neurodegenerative come distrofie muscolari, atrofie muscolari spinali, Sla, Alzheimer e Parkinson.

A sostenere l'attività di ricerca e l'acquisto di macchinari di altissima tecnologia l'Associazione «Centro Dino Ferrari», presieduta da Marialuisa Trussardi, che il 7 maggio ha organizzato uno spettacolo di cabaret e musica al teatro Manzoni. Obiettivo: finanziare l'acquisto di IncuCyte S3 Live Cell Analysis System ovvero il «Sistema di live cell imaging e analisi in real-time di culture cellulari», strumento fondamentale per lo studio della patogenesi e dello sviluppo di terapie per le malattie neuromuscolari e neurodegenerative. «Si tratta di una piattaforma automatizzata - spiega Nereo Bresolin, direttore scientifico del Centro Dino Ferrari - per la valutazione in tempo reale dello stato di salute delle cellule dei pazienti, del loro movimento e della loro funzione. In questo modo è possibile espandere il numero e la portata degli esperimenti finalizzati a capire il problema alla base della malattia e verificare gli effetti di nuovi farmaci e terapie molecolari. Questo nuovo strumento sarà utile-spiega ancora Bresolin - allo sviluppo di nuove terapie per una rara forma di Amiotrofia Spinale (SMARD1) e per la Malattia di Charcot-Marie-Tooth di tipo 2A, sotto la guida di giovani ricercatrici e grazie a finanziamenti dal Ministero».

L'associazione «Centro Dino Ferrari» insieme alle altre ospitate all'interno della Cà Granda, ora potranno avere più spazio e più visibilità per le loro iniziative nella piazza coperta che sorgerà con il nuovo edificio, il cui cantiere dovrebbe partire entro l'estate. Il progetto prevede nel corpo centrale un'area dedicata a spazi commerciali, bar e ristoro, una sala convegni, spazi espositivi e appunto spazi per gli eventi delle associazioni. Il nuovo Policlinico sarà sormontato dal più grande giardino pensile terapeutico d'Europa. «Abbiamo voluto scardinare il concetto tradizionale di ospedale - spiega il presidente della Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Marco Giachetti - trasformandolo in un luogo aperto alla città, vivace, frequentato da tanti milanesi, non solo per motivi di salute».

In attesa del nuovo ospedale, per dare maggiore visibilità alle associazioni e supportare i pazienti che ogni giorno lo frequentano, il presidente ha avviato l'iniziativa «Al Policlinico non sei mai solo» per segnalare in ogni reparto la presenza delle associazioni attive con volontari o di supporto alle cure e alla ricerca scientifica dell'ospedale. I pazienti troveranno fuori da ogni reparto dei cartelli con i nomi delle associazioni, i riferimenti da contattare per avere un aiuto o un po' di conforto.

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