Presidente Fermi, gli sviluppi romani, che vedono Lega e Forza Italia su posizioni diverse, possono turbare la Regione o il centrodestra lombardo?
«No, non turbano la Regione. Fortunatamente in Lombardia il centrodestra ha numeri ampi e non deve cercare alleanze per governare, inoltre i lombardi hanno dato un'indicazione molto chiara per il candidato del centrodestra. Non ci sarà alcuna ripercussione. E il nostro sistema elettorale funziona, può essere un modello per quello nazionale».
Alessandro Fermi, 44 anni, avvocato, presidente del Consiglio regionale da un mese, è stato rieletto per Forza Italia a Como con 8.600 preferenze, primo assoluto nella classifica che parametra i voti alle dimensioni del collegio.
La decisione del leader del suo partito, restare fuori dal governo senza porre veti alla Lega, la convince?
«Lo avrei scritto, il giorno prima. L'atteggiamento è sempre stato quello: mettere il senso di responsabilità davanti alle ambizioni di parte. Ci ha sempre contraddistinto, anche se non sempre è un vantaggio immediato, in termini elettorali. In questa fase mi sembra un segnale molto forte, nell'interesse del Paese».
Al Pirellone, il prossimo Consiglio è sull'autonomia.
«Dopo le sedute statutarie su programma e commissioni, è la prima vera. E l'autonomia è un tema cardine della legislatura. Con un Consiglio fortemente rinnovato una seduta ad hoc è necessaria per aggiornare gli eletti, rendendoli pienamente partecipi, e per dare centralità al tema».
La missione del Consiglio?
«Io credo che abbia nell'attività legislativa il suo cuore. Però può giocare un ruolo nuovo. Da interlocutore dei Comuni, soprattutto quelli più piccoli, cosa che con la morte delle Province manca. Io credo molto nei sindaci e negli amministratori pubblici e in questo Consiglio ce ne sono molti».
Si parla molto delle indennità degli eletti. La Lombardia, con i tagli, ha già dato?
«Nella scorsa legislatura, sul tema dei vitalizi e delle pensioni, abbiamo da apripista, riducendo più di quanto chiedeva la normativa nazionale. Il Consiglio lombardo ha fatto il suo ma io non penso che siano queste le sole battaglie da fare. C'è bisogno di ridare dignità alla politica. Non si può solo raccogliere elementi di insofferenza. Bisogna avere il coraggio di portare avanti proposte che non scadano nell'ipocrisia. Per esempio, nei Comuni le indennità dei sindaci sono sproporzionate rispetto alle loro responsabilità».
Fra un mese si vota in 103 Comuni. Il centrodestra?
«Ha la possibilità di vincere a Brescia, Sondrio e nei Comuni grandi. Nei piccoli vedo liste civiche o d'area, e vedo che a volte si fa fatica a trovare candidati. E n certi casi si presenta solo il sindaco uscente. Il rischio è un decadimento di partecipazione e qualità».
Il caso di Silvia Sardone è ancora aperto? C'è meritocrazia nei partiti?
«Al netto dei personalismi, dico che il ruolo di consigliere è straordinariamente importante, non va sottovalutato. Io ho iniziato da consigliere di minoranza in un Comune, poi in maggioranza, assessore, sindaco, consigliere regionale.
Mi piacerebbe che ci fosse la possibilità di far maturare l'esperienza necessaria a certi ruoli. E che si ambisce a certe posizioni avesse l'esperienza per poterle ricoprire. Questo per sé e per il partito. Il consenso popolare conta ma non può essere l'unico criterio».
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