Il consiglio di amministrazione della Sea ha deciso ieri, all'unanimità, di procedere sulla via della quotazione in Piazza Affari della società: lo ha fatto al termine di una riunione, presieduta da Giuseppe Bonomi, durante la quale sono stati analizzati gli studi delle sei banche advisor. La società ha emesso solo uno scarno comunicato sul prosieguo dell'iter. Ma da indiscrezioni è possibile dire, con ragionevole attendibilità, che la Sea è stata valutata da un minimo di 900 a un massimo di 1.200 milioni di euro, con forchette che i singoli istituti hanno mantenuto entro una variabile di 100 milioni; gli istituti advisor sono Banca Imi-Intesa Sanpaolo, Unicredit, Morgan Stanley, Mediobanca, Bnp Paribas e Deutsche bank. Da domani questi cominceranno le attività di pre-marketing, per sensibilizzare investitori istituzionali e mercato. Un cda già convocato per il 15 novembre stabilirà la definitiva forchetta di valore della società, e subito dopo comincerà a Milano il road show che prevede presentazioni anche sulle principali piazze europee e negli Stati Uniti. Il collocamento è in calendario per la prima settimana di dicembre.
Ci potranno essere ancora ostacoli alla quotazione? Dal punto di vista della volontà degli azionisti, sembrerebbe di no: in questo senso è eloquente il voto all'unanimità di ieri; sono dunque favorevoli sia Asam-Provincia di Milano sia F2I, il fondo guidato da Vito Gamberale che dieci mesi fa per il 29,75% della Sea aveva sborsato 385 milioni, valutando quindi la società 1,3 miliardi. Le incognite restano comunque legate a due fattori: l'accoglienza da parte degli investitori e, più in generale, l'andamento del mercato di Borsa. L'operazione avverrà in parte attraverso un aumento di capitale e in parte attraverso la vendita di azioni (tecnicamente: Ops, offerta pubblica di sottoscrizione e Opv, offerta pubblica di vendita). Non è previsto il diritto di opzione, perciò il Comune di Milano, che oggi possiede il 54%, vedrà diluire la quota al 48% circa, mentre F2I scenderà dal 29,75 al 24% circa. I proventi dell'aumento di capitale andranno nelle casse della società, che lo scorso anno aveva staccato un dividendo straordinario di 147 milioni. La Provincia invece incasserà direttamente il controvalore di vendita. Sul mercato è prevista la creazione di un flottante di circa il 25%. Le stime presentate ieri hanno trovato il consenso di tutti i consiglieri, anche della Provincia di Milano (tramite Asam).
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