La Cgil in campo contro i renziani

Facce lunghe nelle stanze dell'apparato ambrosiano del Pd. E si scaldano i motori nella Cgil. «Si archivia una stagione» dicono i «rottamatori». Per la prima volta il partito milanese è andato alla conta interna e stavolta, nella federazione politicamente più importante d'Italia, ha vinto un uomo estraneo alla continuità Pci-Pds-Ds. Pietro Bussolati ha conquistato l'assemblea dei delegati con 89 voti (pari al 58,5%) sbaragliando l'avversaria Arianna Cavicchioli, ex sindaco di Rho ed esponente della (ex?) maggioranza interna, quella che fa riferimento al vecchio segretario Pierluigi Bersani e al candidato Gianni Cuperlo, sostenuto dal mondo Cgil e dalla corrente dalemiana, ostile a Matteo Renzi.
Trentunenne, laurea in economia e master in Bocconi, il nuovo segretario ha superato le previsioni. Secondo il pallottoliere i voti suoi e dell'alleata Arianna Censi avrebbero dovuto fermarsi a quota 84 delegati, come dire sul filo della vittoria. Ma la sua affermazione doveva essere nell'aria già da lunedì mattina, tanto che secondo le indiscrezioni avrebbe ricevuto una «proposta indecente»: il ritiro della sua avversaria in cambio di garanzie negli incarichi politici. Ha rifiutato e ora ha un mese per nominare la sua segreteria. E la nomenclatura trema.
Cambiamento oggi è la parola più gettonata dai vincitori. «Un ottimo risultato» sorride Eugenio Comincini, sindaco di Cernusco, renziano della prima ora e a lungo candidato in pectore. «Molto bene» conviene anche Censi, la «franceschiniana» quarta nel voto degli iscritti (con i suoi delegati ha deciso di sostenere in modo aperto l'alleato-avversario). «Una pagina nuova ed entusiasmante» esulta il deputato renziano ed ex sindaco di Lodi Lorenzo Guerini.
«Un quadro interessante, una chiara indicazione di rinnovamento generazionale che ci fa ben sperare» gongola, commentando i ballottaggi nelle varie province, anche Alessandro Alfieri, il consigliere regionale varesino che regge il partito in Lombardia e dovrebbe candidarsi alla segreteria regionale, da qui a qualche mese. Il quadro regionale assegna ai renziani le province di Milano, Varese, Pavia e Mantova; ai «cuperliani» quelle di Monza, Bergamo e Lecco; mentre «unitarie» (cioè gestite in base a un accordo) le federazioni di Cremona, Como e Lodi, mentre Brescia voterà a giorni e Sondrio fa storia a sé.
Il voto del congresso regionale, a differenza dei territoriali, sarà condizionato dall'esito delle primarie nazionali dell'8 dicembre, che dovrebbero incoronare Renzi. «Chi è contro Matteo ha provato a opporsi nelle federazioni» sintetizza un fedelissimo. E contro Renzi oggi c'è soprattutto la macchina Cgil.

E se il partito nazionale, per la transizione, si è affidato all'ex segretario generale del sindacato Gugliemo Epifani, in Lombardia dovrebbe scendere in campo Onorio Rosati, ex segretario della Camera del lavoro e oggi consigliere regionale.

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