Chiedono 7mila euro al compagno. «Ti uccido»

Presi due bulli di 15 anni per ricettazione e lesioni: picchiavano l'amico e gli chiedevano soldi

Paola Fucilieri

«Stai molto attento: voglio i soldi e ne voglio tanti. O ti farò accoltellare dai miei amici egiziani».

Ricettatori a 15 anni non è un inizio promettente. Eppure è questa l'accusa che ha colpito due giovani, un salvadoregno e un italiano (il primo dovrà rispondere anche di lesioni) entrambi incensurati, ora detenuti nel carcere minorile «Cesare Beccaria». Li ha arrestati la squadra investigativa del commissariato «Scalo Romana», diretta da Francesco Anelli, dopo la denuncia di un ragazzino presentatosi alla polizia dolorante ma soprattutto amareggiato da un'amicizia nella quale credeva e che invece si è conclusa nel peggiore dei modi.

Lo studente ha denunciato infatti un suo coetaneo di origine salvadoregna che 5 giorni prima lo aveva picchiato, scagliandosi più volte contro di lui con un ombrello. Pare che il latino americano si sentisse colpito nell'orgoglio perché l'amico italiano lo aveva ripreso, chiedendogli, qualora desiderasse frequentare ancora la sua compagnia, di tenere «le mani a posto».

La polizia non ha approfondito i dettagli della vicenda, al commissariato Scalo Romana erano interessati a ben altri aspetti. «L'ho portato nella mia compagnia e si doveva pure comportare male? - si è limitato ad accennare il ragazzo - Beh, proprio per quel rimprovero, quando ci siamo rincontrati mi ha colpito con un grosso ombrello, così ho reagito, l'ho bloccato a terra e l'ho pregato di farlo finita. Lui se n'è andato, ma purtroppo questa brutta storia era solo all'inizio».

Dopo la batosta, infatti, si fa vivo un altro coetaneo, stavolta italiano. E al ragazzo preso a ombrellate fa sapere che durante il litigio con il salvadoregno gli avrebbe rotto il telefonino. «Ora gli devi settemila euro» gli sibila, lasciando intendere chiaramente che nel caso non avesse «sganciato» la bella sommetta di denaro (decisamente spropositata anche se ci fosse stato veramente un cellulare rotto) le ripercussioni per lui sarebbero state feroci.

Seguono una serie di messaggi minacciosi, vere e proprie intimidazioni, promesse di morte.

E la denuncia del giovane in commissariato, con tanto di whattsapp alla mano per documentare il tutto.

La squadra del commissariato entra in azione nel luogo di ritrovo dei ragazzi, un parchetto della zona. Al resto ci ha pensato il pm del tribunale dei minori, Matilde Ancona.

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