È difficile classificare un'attrice come Nancy Brilli. Che, se fosse nata in Francia, è indubbio sarebbe stata lanciata come la più estrosa e bizzarra delle nipotine cinematografiche di Brigitte Bardot. Con la sua trascinante vis comica e il suo fisico da cover girl che sembra appena sbarcata da New York sul palcoscenico parigino della Rive Gauche. Glielo dico, e subito una franca risata appare sul volto sbarazzino della donna che tra pochi giorni (per l'esattezza l'8 gennaio al Teatro Manzoni di Milano) sarà l'ennesima Mirandolina della scena italiana. Un traguardo suscettibile di far paura a qualsiasi protagonista dell'establishment di casa nostra, è d'accordo o no, Nancy? «D'accordo? Certo che no! Perché La locandiera del signor Carlo Goldoni ha tutte le ingenuità di una bambina cresciuta troppo presto che, nonostante sia perfettamente in grado di gestire il suo piccolo commercio alberghiero con signori di ogni risma, sostanzialmente ha paura degli avventori che la corteggiano. Tanto che...»
Cosa?
«Che, dopo aver fatto innamorare il Cavaliere di Ripafratta, rifugge da un impegno serio con la sua vittima preferendogli la tranquillità borghese di un matrimonio con Fabrizio, il suo cameriere di fiducia. Il quale, nella versione studiata scientificamente a tavolino col regista Giuseppe Marini, non è il solito ragazzaccio di borgata acceso d'improvvisa passione, ma l'uomo maturo serio e posato che suo padre, prima di morire, le ha consigliato di sposare. Un bel colpo alla tradizione dei classici, non è vero?»
Verissimo, ma non le pare un azzardo?
«Ma che azzardo! Diciamo invece un nuovo modo di indossare panni vecchi, come ha detto assai meglio di me Daniel Pennac».
Le concedo il beneficio del dubbio, ma non le sembra di esagerare? Lei che l'anno scorso è stata...
«Una sorta di strega moderna in "7",lo spettacolo del Sistina dove davo voce a un'incredibile équipe di donne d'oggi, ora ha sentito l'esigenza di studiare con l'impegno di un'adolescente uno dei capolavori consacrati del teatro. Che faccio per rendermi conto di come sia cambiato, nel tempo, l'istituto del matrimonio... Era tempo, non crede?»
Sono d'accordo con lei. Ma non teme che questo l' allontani per troppo tempo sia dal piccolo che dal grande schermo?
«È un'ipotesi che non prendo nemmeno in considerazione. Dal momento che una seria professionista dello spettacolo come io mi ritengo, non ha il dovere ma la necessità di ricaricare le batterie alla scuola per eccellenza del palcoscenico. Come tra l'altro han sempre sostenuto i mostri sacri del nostro piccolo mondo da Tognazzi a Gassman fino a Mastroianni».
Possibile che la protagonista di fiction di successo come "Commesse" e "Il bello delle donne" non abbia altri conigli e coniglietti nel cappello?
«Scherza? Certo che ne ho, ma dopo il rinvio di due progetti cui tenevo molto e di cui, ancor oggi, è prematuro parlare, ho preferito far marcia indietro. Come del resto mi è già accaduto in passato quando rifiutai un sacco e una sporta di ingaggi pur di debuttare in The blue room, la versione moderna del Girotondo di Schnitzler a cui tante colleghe avevano rinunciato per non doversi misurare col fantasma di Nicole Kidman che l'aveva interpretata a Broadway».
Guarda un po', me n'ero dimenticato...
«Andiamo, non se ne abbia a male! Anche voi giornalisti, a volte, avete la memoria corta dato che, a differenza di noi artisti, non avete l'obbligo di ripetere ogni sera lo stesso copione!».
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