Città crocevia della jihad: "Sulle moschee abusive il Comune non fa niente"

Preso un altro fanatico che faceva proseliti. Il centrodestra: "Palazzo Marino intervenga"

Città crocevia della jihad: "Sulle moschee abusive il Comune non fa niente"

Comune inerte. Questa l'accusa che imbarazza Palazzo Marino. È emerso infatti che il propagandista dell'Isis arrestato due giorni fa frequentava un centro di preghiera di Milano, uno dei tanti usati in questo modo, in città, senza alcun rispetto delle norme urbanistiche esistenti.

Le cronache degli ultimi anni sono piene, purtroppo, di casi simili: fanatici che hanno incrociato i centri cittadini per propagandare idee deliranti o per organizzare arruolamenti di matrice jihadista. In qualche caso, addirittura, i fanatici hanno provato a entrare in azione, come il libico Mohamed Game che nel 2009 tentò di farsi esplodere davanti alla caserma di piazzale Perrucchetti.

Come confermato da intercettazioni e pedinamenti condotti dai Ros era già a un buon livello di «radicalizzazione estrema» anche il 38enne - originario della Puglia - che si era trasferito a Milano nel 2011 ed è stato arrestato per istigazione e apologia del terrorismo aggravato dalla minaccia internazionale e dal proselitismo nei confronti dell'Isis e dalla diffusione delle dottrine pericolose tramite internet. Il fatto che un soggetto così pericoloso frequentasse un luogo di preghiera (zona Zara-viale Marche) desta particolare preoccupazione e ripropone il tema del controllo di questi centri in cui si riunisce per pregare senza rispettare le condizioni urbanistiche e di sicurezza.

Il centrodestra su questo insiste. Riccardo De Corato, esponente di Fratelli d'Italia e assessore regionale alla Sicurezza, sottolinea questa inerzia ricostruendo la vicenda anche di questa moschea: il 10 dicembre del 2013 - dice - il Comune intimò all'associazione islamica All Nur di «desistere dall'utilizzo dell'immobile» come luogo di culto. «L'associazione ricorse al Tar e al Consiglio di Stato perdendo in ogni grado di giudizio. Ma il Comune ad oggi cosa ha fatto? - chiede - Né quest'ultimo, né la magistratura hanno mosso un dito. Palazzo Marino ha pensato solo a deliberare il nuovo Piano delle attrezzature religiose a regolarizzare quelle fino a ieri abusive di via Padova/Cascina Gobba, in via Maderna, in via Gonin e in via Quaranta e a trovare nuove aree in cui poterne fare altre, non a controllare quelle esistenti e irregolari. Sui luoghi di culto abusivi, però, non ha fatto nulla: a riprova di ciò sarebbe interessante sapere quante notifiche di infrazione sono state fatte, non dico prima, ma subito dopo il Par».

Il piano delle attrezzature religiose, in effetti, è stato approvato mesi fa dal Consiglio, e può già produrre effetti. A questo strumento fa riferimento la Lega, con la consigliera regionale Silvia Scurati: «Il sindaco - dice - tollera la presenza sul territorio milanese di almeno 9 luoghi di culto islamici abusivi, con i rischi che ne conseguono in termini di sicurezza. Eppure Milano si è dotata di uno strumento urbanistico, il piano delle attrezzature religiose, che di fatto non viene applicato. La moschea abusiva di via Carissimi, frequentata dal predicatore arrestato, non è in alcun modo tracciata o inserita nel piano».

«A Sala - aggiunge Scurati - basterebbe applicare le leggi in vigore e i piani urbanistici comunali per poter chiudere tutti i luoghi di culto irregolari, che possono più facilmente diventare centri di indottrinamento e di reclutamento per l'estremismo islamico».

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