L’appuntamento è per questa mattina a Palazzo Marino, dove il presidente della Provincia Guido Podestà e il sindaco Giuliano Pisapia presenteranno il Comitato promotore della città metropolitana.
Presidente Guido Podestà, di che si tratta?
«In base alla legge, il presidente della Provincia, il sindaco della città capoluogo e i sindaci del territorio che vogliono aderire, possono costituire un comitato di lavoro».
E a cosa serve il comitato?
«Serve a definire le caratteristiche della città metropolitana che si vuole costituire».
E poi che succede?
«Si sottopone la proposta ai cittadini con un referendum. E poi, in caso di approvazione, la proposta va al parlamento».
Podestà e Pisapia insieme significa che Milano città metropolitana si può considerare un’idea che piace sia a destra sia a sinistra?
«Certo. E, infatti, del comitato faranno parte i presidenti del consiglio provinciale e comunale, ma anche otto sindaci del territorio per il centrodestra e altri otto per il centrosinistra, otto parlamentari del centrodestra e otto del centrosinistra. Ma ci saranno anche i sindacati e il presidente della Camera di commercio».
Qualche nome di parlamentari?
«Per il centrodestra ci saranno Gabriele Albertini, Gaetano Pecorella, Gianpiero Cantoni, Luigi Casero, Mariella Bocciardo, Paola Frassinetti».
Vuol dire che adesso si fa sul serio?
«È già fissato per il 23 un secondo appuntamento, in Provincia. Ci saranno nomi prestigiosi come Carlo Tognoli, Valerio Onida, Franco Bassanini, Alberto Meomartini, Giancarlo Giorgetti. E il presidente del Senato Renato Schifani».
Diversa estrazione e provenienza.
«La dimostrazione che c’è una grande convergenza di obiettivi».
In sintesi cos’è la città metropolitana?
«Ci sono competenze che non possono più essere gestite dai Comuni, ma che hanno bisogno di un ente di area più vasta».
Per esempio?
«Le infrastrutture e il trasporto pubblico. Città come Milano o Napoli sono un esempio di come non ci sia assolutamente discontinuità tra la città e l’hinterland».
Altro?
«L’aria che respiriamo. I provvedimenti di un Comune non si possono arrestare ai suoi confini. Oppure le politiche del lavoro, chi vive a Melegnano lavora magari a Milano. O le scuole superiori: chi paga le spese per un liceo che accoglie gli studenti di venti comuni?».
Il potere dei municipi si svuota.
«Restano poche competenze, ma molto importanti come la cultura o i servizi sociali».
Si parla di tagli alla spesa pubblica e si crea un nuovo ente?
«In questo caso ovviamente le Province spariranno e quindi non ci sarà duplicazione di spesa pubblica».
Però nascono le città metropolitane.
«Un utilizzo migliore delle risorse significa più efficienza. E soprattutto minori costi».
E per i cittadini?
«Pensiamo ai trasporti: oggi sul territorio ci sono Atm e altri otto soggetti. Il coordinamento significa migliori servizi e minori costi».
I tempi?
«Il progetto potrebbe essere definito in alcuni mesi. Poi si potrebbe partire, magari con Milano e Napoli».
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