E per fortuna che c'è l'Expo. Che giusto a mille giorni dal taglio del nastro il primo maggio del 2015, regala a Milano qualche spettacolo e un po' di musica (questa sera imperdibile Trilok Gurtu Band al Castello). Perché per il resto il piatto piange. Così come piangono i milanesi costretti in città dai bilanci familiari e alle prese con il solito deserto d'agosto. Anzi, se possibile con un agosto ancor più deserto. E torrido, visto che anche il meteo non vuol essere benevolo con le famiglie già massacrate da rincari, Area C e tasse. A cominciare da quella sulla casa la cui prima rata ha già svuotato le tasche dei contribuenti, già preparati alla randellata di fine anno che minaccia di mettere definitivamente ko i conti di molti, ormai costretti a indebitarsi per rispettare le scadenze del fisco. Con l'aggravante di casse comunali e regionali comunque vuote e difficilmente in grado di garantire in futuro lo stesso livello di servizi. Oltre a un debito pubblico dello Stato che invece di calare galoppa verso nuovi e mai raggiunti record.
Un quadro fosco e nemmeno alleviato da un qualche tentativo di rendere la Milano estiva qualcosa di diverso da una landa desolata e desolante. Per carità, mica si pretendono le splendide estati romane che risvegliarono una Capitale atrofizzata dagli Anni di piombo grazie a quel genio dell'assessore Renato Nicolini salito in cielo proprio in questi giorni. Forse erano altri tempi e lì si volò altissimo, scatenando registi e poeti. Mischiando cultura alta e popolare. Qui ci si accontenterebbe di aver qualcosa da fare alla sera, magari senza dover mettere mano al portafoglio ormai vuoto. Qualcosa per dimenticare la calura, magari una semplice brezza se non proprio il vento impetuoso e arancione promesso dall'appena eletto sindaco Giuliano Pisapia che in campagna elettorale aveva denunciato il grigio della Milano di Letizia Moratti. Siamo alla seconda estate (la prima gli andava concessa di bonus) e del variopinto arcobaleno promesso nulla s'è ancora visto. Chiusi i negozi, deserto il quadrilatero della moda, muta perfino l'Arena il cui festival estivo nell'era Moratti proponeva un cartellone di altissimo livello. Niente rassegne al Castello sforzesco, via la musica, la lirica, un po' di teatro e perfino la pista da ballo regno di anziani e non solo. Niente cinema all'aperto, vuoto il cortile di Palazzo Reale, abbandonati i parchi. E anche il cartellone delle mostre lascia ben poco spazio alla fantasia. Perché quelle sugli Anni 70 o i funerali dell'anarchico Pinelli di Enrico Baj sono indubbiamente iniziative di assoluto interesse, ma non certo in grado di convogliare a Milano fiumi di visitatori. Magari stranieri, così come invece potè quel Vittorio Sgarbi inventato assessore proprio da Letizia Moratti. Si dirà che i soldi son finiti e le casse piangono miseria. Sarà anche vero, ma è proprio in tempi di crisi che serve il lampo di genio. Magari senza considerare l'imprenditore privato un odioso riccastro, ma una risorsa preziosa per dar vita alla città. Difficile che a capirlo sia la sinistra alleanza che appoggia Pisapia andando dai cattocomunisti ai fiancheggiatori dei centri sociali.
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