Cocaina e hashish sui Tir dall'Olanda

Mea culpa della Procura: «L'antidroga trascurata»

«Negli ultimi anni la Procura di Milano ha dovuto affrontare una serie di emergenze criminali tali per cui le indagini antidroga ne hanno risentito».

Il mea culpa è quello del procuratore aggiunto di Milano Riccardo Targetti, «recitato» sullo sfondo della sala della questura intitolata all'eroe Paolo Scrofani, quella delle grandi operazioni di polizia. All'alba infatti gli investigatori della sezione «narcotici» della squadra mobile di Milano, guidati dal vice questore aggiunto Andrea Olivadese, hanno eseguito tra Lombardia, Sicilia e Albania 27 delle 31 ordinanze di custodia cautelare per traffico internazionale di droga emesse dalla Procura di Milano. «Il traffico di stupefacenti si è parcellizzato - ha aggiunto il magistrato -. Ci si è molto concentrati sulla criminalità italiana, per esempio la 'ndrangheta, e perciò è possibile che gruppi o addirittura etnie ne abbiamo approfittato».

A dare man forte a Targetti è il sostituto procuratore Marcello Musso. «Ho idea che l'ufficio della procura della Repubblica di Milano non abbia molto coltivato in passato le indagini antidroga - ha detto -. Si tratta di scelte strategiche della dirigenza. Ora, con l'arrivo di un procuratore capo nuovo, vedremo se si riattiveranno con maggior vigore queste inchieste».

È stato il pm a coordinare la complessa indagine durata oltre sei mesi e chiamata simpaticamente Dexter per via della somiglianza di uno degli investigatori con il protagonista dell'omonima serie tv. Un lavoro d'investigazione dal quale emerge che dei due canali di importazione della droga individuati, ce n'è uno italiano, più focalizzato sul commercio di hashish, diretto prevalentemente in Sicilia. Ed è gerarchicamente inferiore all'altro, albanese, attivo nel commercio di cocaina in Lombardia. «Ai narcotrafficanti non piaceva la droga dei fornitori delle 'ndrine calabresi - ha spiegato Olivadese -: perché acquistare da loro cocaina, pensavano, se si riusciva a trarre maggiore guadagno acquistandola direttamente nei Paesi Bassi e Belgio, in particolare in Olanda, a prezzo minore e di qualità superiore?».

«La criminalità albanese dedita alla droga si sta espandendo - continua il funzionario capo della narcotici come ha detto Olivadese, sottolineando la forza che la criminalità albanese sta assumendo sul territorio lombardo. Forse - come ha aggiunto anche Musso - per le condizioni economiche praticate dagli albanesi, più competitive rispetto a quelle offerte dai gruppi italiani».

«Si tratta - ha concluso Olivadese - di compagini estremamente coese al loro interno, formate perlopiù da giovani tra i venti e i trent'anni con pochi precedenti penali, capaci di organizzare la raccolta e la distribuzione di carichi ingenti».

E i due gruppi criminali si erano infatti organizzati in proprio, facendo del porto di Rotterdam la loro base logistica per lo stoccaggio, e affidando il trasporto dello stupefacente ad autotrasportatori che la smistavano in varie città italiane. In tutto ciò gli albanesi occupavano una posizione di maggior rilievo: coordinavano l'acquisto e decidevano a quali fornitori affidarsi. Gli italiani invece, oltre al trasporto della coca, si occupavano dell'importazione di hashish dal Marocco, che veniva venduto a Milano, Monza, Bergamo, Brescia, Varese, Como e Siracusa.

«Il controllo del

territorio sta cambiando nel tempo: i gruppi albanesi e Rom hanno saputo sfruttare l'attenzione che ultimamente gli inquirenti hanno posto su altre indagini, ad esempio la 'ndrangheta, per farsi spazio» ha concluso Targetti.

PaFu

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