Un comitato anti-degrado «per liberare» Porta Venezia

Lettera al prefetto di un gruppo di negozianti e residenti «Da due anni chiediamo risposte a bivacchi e criminalità»

Annunci, proclami e passerelle politiche non bastano più. Un gruppo di associazioni di Porta Venezia si è riunito in un “Comitato di liberazione” per chiedere al prefetto di far sentire ai cittadini la presenza dello Stato in Porta Venezia. «Chiediamo un incontro urgente con 4 nostri rappresentanti - spiegano i firmatari della lettera con in testa Luca Longo dell'Asscomm Porta Venezia - che le esporranno dettagliatamente com'è la situazione attuale di questa area degradata e Le diranno quali sono le richieste di intervento atte a ridare ai cittadini residenti ed ai commercianti delle nostre vie sicurezza - commercio e qualità di vita pari a quella degli altri cittadini. Confidiamo ancora una volta nelle istituzioni ma anche la nostra pazienza ha un limite». «Non siamo razzisti - dice Giovanni Cafaro, presidente dell'associazione Sinclado - vogliamo il ripristino della legalità nella zona». La replica della sinistra non si è fatta attendere: «Il nostro ordinamento impedisce la costituzione di comitati di liberazione di luoghi dalle persone, perché si tratta di un compito che, eventualmente, spetta non ai cittadini ma alle istituzioni - ha dichiarato Mirko Mazzali, capogruppo di Sel in Comune - sono sicuro che il Prefetto vorrà valutare la legittimità di questo comitato, del quale non si sente sicuramente il bisogno». Per adesso, nel quartiere la reazione è stata immediata quando un ristoratore di via Palazzi ha scritto un cartello in cui invitava seccamente i migranti a non sostare nella via: «Il questore mi ha mandato la Digos dicendomi di toglierlo immediatamente - spiega il titolare dell'osteria Peppino - ma io non sono razzista, quando ho aperto questa era già una via africana e ci credevo tanto da spenderci 200mila euro: i commercianti eritrei con cui parlo da anni mi hanno spiegato che questi sono i poveri del loro Paese perché lì non si sta più male come prima, ma qui non riusciamo a occuparci degli italiani indigenti».

Da Fratelli d'Italia è arrivata un'alzata di scudi in difesa del comitato: l'ex vicesindaco Riccardo De Corato ha espresso la sua solidarietà e anche l'assessore regionale Viviana Beccalossi: «Ieri l'inizio della raccolta di firme a Montichiari per dire “no” all'ennesimo mega centro d'accoglienza. Oggi a Milano addirittura la nascita di un “Comitato di liberazione”, composto da cittadini e negozianti di Porta Venezia. Sono solo gli ultimi due casi di una situazione al collasso. La sinistra, in perfetto stile renziano, non trova nulla di meglio che condannare il comportamento di chi prova a reagire a un'immigrazione incontrollata, ponendo in essere quello che ormai è un nuovo sport nazionale, il “dagli all'italiano”».

Tronca però usa subito toni concilianti: «La questione di Porta Venezia mi sta molto a cuore - ha replicato - e do subito la mia disponibilità a incontrare il comitato non appena riceverò la lettera ufficialmente perché ci tengo a avere un rapporto diretto con i cittadini».

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