«Compratevi un mattone del Lirico»

«Compratevi un mattone del Lirico»

La prossima settimana il sindaco proverà ricucire i pezzi della maggioranza. Un incontro decisivo sul restauro del teatro Lirico chiuso dal 1999. Per far partire al più presto i lavori (e chiuderli entro fine mandato) il progetto deve essere inserito tra le priorità del Piano opere pubbliche che il consiglio voterà con il Bilancio entro l'11. Il Comune deve sbloccare 16,5 milioni ma il Pd è spaccato in due, Sel pure. Non è bastato agli assessori alla Cultura Filippo Del Corno e ai Lavori pubblici Carmela Rozza, i più decisi sull'intervento immediato anche a spese del Comune, un sopralluogo ieri in via Larga per convincere i consiglieri dell'urgenza. Neanche la sorpresa del foyer all'ultimo piano allagato dal temporale notturno. «Il tetto non regge più, le murature sono aperte e con ferite profonde: più passa il tempo e più si ammalora e costerà ripararlo - ha avvertito la Rozza - ognuno si assumerà le proprie responsabilità». Del Corno conferma, «siamo ad un punto di non ritorno». E per abbassare i costi del restyling - e convincere i più perplessi - ora spunta la colletta tra i milanesi. «Compra un mattone per il Lirico» è lo slogan della sottoscrizione popolare che il Comune vuol lanciare entro Natale per salvare il teatro, se passerà il famoso emendamento che sbloccherà gare e cantieri. «Chiameremo i milanesi a partecipare economicamente al recupero, non sostituirà ovviamente il nostro investimento ma se risparmieremo potremo spostare fondi su altri progetti» spiegano gli assessori. Che alle perplessità dei consiglieri Pd (da Paola Bocci a Natale Comotti al capogruppo Lamberto Bertolè) sul rischio che si arrivi a fine lavori senza un gestore interessato al teatro, rispondono che «sbloccato il restyling, lanceremo parallelamente un bando per la ricerca del gestore, in modo che possa partecipare anche alla fase dei lavori». Si immagina un teatro polifunzionale, magari «con sedie smontabili per utilizzare la sala per sfilate o altri eventi». Del Corno e Rozza invece preferiscono la sottoscrizione popolare, sul modello «adotta una guglia per il Duomo», invece di un unico mecenate, perchè «interverrebbe su un progetto culturale suo, non della città, il contributo dei milanesi invece ci lascia più libertà sulle scelte per la gestione».
Ma anche l'idea della colletta raccoglie qualche perplessità a sinistra. «Mi vengono in mente altre priorità. Più che un mattone per il Lirico meglio un mattoncino per i servizi sociali» sostiene ad esempio Mirko Mazzali di Sel. E «se di urgenza si continua a parlare - sostiene come Comotti e altri del Pd - si parta intanto con i lavori anti-crollo, la messa in sicurezza senza intervenire ad esempio sul palco. Ci potranno esserci esigenze diverse a seconda del gestore. Apriamo un tavolo con le imprese del settore e studiamo con loro il futuro del Lirico». Chiedendo magari non 16,5 milioni ma «almeno un contributo ai lavori». Per Luca Gibillini (Sel) è «follia attendere ancora, sono pronto a votare l'urgenza con chi ci sta». E ci sta il gruppo di Forza Italia, riferisce Fabrizio De Pasquale.

Anche se il coordinatore Giulio Gallera «sperava in un'idea forte e scopriamo che ci devono pensare i cittadini con offerte volontarie. I soldi non ci sono, la mia proposta è di coinvolgere uno o più grandi investitori».

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