Comune, il caso Sea fa precipitare Pisapia

Comune, il caso Sea fa precipitare Pisapia

La resa dei conti è fissata per domani. Non sarà un mezzogiorno di fuoco a Palazzo Marino, solo perchè la riunione tra sindaco e maggioranza si terrà alle 18. Ma Pd e Sel si presenteranno con le armi puntate: segretari e capigruppo sono infuriati con Giuliano Pisapia dopo il «blitz» di lunedì su Sea. L’idea del referendum sul futuro degli aeroporti, partorita in una giunta riunita in fretta e furia alle 13 e annunciata ai giornalisti prima che ai consiglieri. Una via d’uscita, chiariscono i colonnelli della maggioranza, proposta durante l’acceso conclave col sindaco domenica sera dal presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo, contrario alla vendita bis di Sea. L’esponente della sinistra radicale di fronte all’ipotesi (o meglio decisione) della giunta di vendere il 50,1% di Sea con una gara internazionale evitando la quotazione in Borsa e mantenendo solo il 18% in mano pubblica, aveva minacciato le dimissioni. «Lasciamo scegliere ai cittadini». Un’ipotesi non gradita a Pd e Sel, la serata si era conclusa con un rinvio al vertice di maggioranza di domani. Ma Pisapia ha giocato d’anticipo. E per accontentare Rizzo ha fatto esplodere il Pd e messo in imbarazzo soprattutto Sel, per strappare il via libera alla vendita le diplomazie del sindaco ha dovuto lavorare ai fianchi per settimane. Contrari al metodo dunque, ma anche l’idea della consultazione lascia perplessi i Democratici, che si riuniranno prima delle 18 per arrivare al vertice di maggioranza con richieste precise. Pisapia presentato il referendum con la massima vaghezza, «chiederemo ai cittadini se preferiscono più tasse o vendere Sea», il 50,1% «è una delle ipotesi, decideremo dopo lo scambio con la Provincia e potremmo proporre ai milanesi l’idea della Borsa o della gara internazionale». Ma occhio per occhio, ora Pd potrebbe inchiodare la giunta alle proprie responsabilità: all’eventuale referendum la proposta dovrà essere netta. Tanto più che lo stesso Rizzo si dice pronto a fare campagna per il no. E il portavoce della Federazione della sinistra Antonello Patta conferma, «ci batteremo con tutte le forze perchè prevalga il rifiuto». Per contro il presidente Pdl dell’aula in Provincia Bruno Dapei ha già annunciato che se il Comune indirà un referendum per decidere se vendere o no quote di Sea proporrà al suo partito «di farsi promotore del Comitato per il sì. Una vittoria del sì confermerebbe la linea politica portata avanti dal centrodestra negli anni in cui governava la città di Milano e che, mi sembra sia sotto gli occhi di tutti, non ha alternative serie all’orizzonte». Un cortocircuito insomma. Con Matteo Salvini della Lega che annuncia la raccolta firme «contro la svendita, a rischio migliaia di posti».
I sindacati sono sul piede di guerra. Il segretario della Cgil Onorio Rosati che ieri mattina è tornato a Palazzo Marino per un faccia a faccia col sindaco lo ha avvertito, «meglio che ci pensi bene prima di innescare un meccanismo che poi non potrà più fermare». Una consultazione così su Sea «può portare ad un conflitto tra interessi dei cittadini e dei lavoratori. Se si innesca una campagna del genere non staremo fermi, e credo che partiranno scioperi organizzati dalla categoria».

Rosati avrebbe ricevuto rassicurazioni su una versione soft di referendum, più probabile un udienza pubblica o assemblee nelle zone. Ma «la sostanza non cambia. E sarebbe troppo facile costruirsi il consenso chiedendo “preferite più tasse o privilegiare una categoria? Pisapia non crei lo scontro».

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