Sembrava troppo facile. A metà aprile l'assessore alla Casa Gabriele Rabaiotti annunciò «una nuova fase, vogliamo sanare una situazione gravosa e ristabilire relazioni corrette tra Comune e inquilini». Dava il via a un grande piano di rientro volontario della morosità pregressa negli alloggi popolari. Una strada obbligata, visto che la Corte dei Conti aveva appena contestato il buco nero degli affitti Erp arrivato a quota 400 milioni e sollecitando «strategie di recupero più incisive». Il piano dunque: invio di lettere agli inquilini in debito per proporre la rateizzazione, 6 mesi di tempo per contestare le cifre e accettare la proposta e da inizio 2019 il «recupero coattivo» per i recidivi. Ma non è andata così liscia, come si legge nelle «linee guida» votate dalla giunta per arrivare ad accordi transattivi con i morosi più che agire con metodi coattivi. Le richieste di canoni e conguagli accumulati negli anni «hanno indotto migliaia di inquilini, anche attraverso i sindacati, a inviare lettere di contestazione con le quali sono stati domandati tutti i documenti giustificativi».
Il numero delle richieste «è destinato ad aumentare e l'attività di ricostruzione documentale oltre a non garantire esito certo richiederebbe l'impiego di considerevoli risorse» con il rischio «di non recuperare nemmeno le spese sostenute per la riscossione». Si passa dunque ad accordi, che prevederanno sconti. Esclusi gli abusivi.ChiCa
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