Ci sono state petizioni, appelli a farla diventare un bene monumentale, battaglie di residenti più o meno vip, un ricorso al Tar presentato invece dai costruttori per abbatterla. Alla fine, la mobilitazione degli abitanti ha salvato la paulonia di via Brera. La pianta monumentale che svetta da più di 65 anni all'angolo tra via San Carpoforo e via Madonnina, è stata per anni al centro di un braccio di ferro tra la società Porta Tenaglia srl che voleva realizzare nel terreno di sua proprietà un palazzo di quattro piani con garage sotterranei e Palazzo Marino. I costruttori avevano presentato anche un esposto per dimostrare che l'altezza della paulonia costituisse ormai un rischio per l'incolumità dei passanti, e quindi dovesse essere abbattuta. Anche la stilista Luisa Beccaria che ha una delle storiche boutique affacciata sul giardinetto ed è membro ativo del comitato aveva difeso davanti al Tar le ragioni del quartiere contro il taglio dell'albero. E tra queste, diciamola tutta, il rischio di trovarsi le attività di bar, ristoranti e negozi intralciate dai cantieri. La giunta comunale giorni fa ha messo la parola fine alla telenovela. «Salvaguardiamo un albero monumentale caro ai cittadini con un accordo conveniente per il patrimonio pubblico» ha spiegato l'assessore all'Urbanistica Alessandro Balducci. Palazzo Marino ha raggiunto un accordo transattivo con la società Porta Tenaglia «per tutelare il caratteristico angolo di verde, che ospita anche un vecchio e maestoso fico, e porre fine al complesso contenzioso giudiziario sorto tra l'amministrazione e la società, che lì voleva realizzare un edificio secondo una concessione edilizia concessa prima del 2011». Secondo la permuta approvata in giunta e che nelle prossime settimane proseguirà il suo iter in Consiglio, il Comune acquisirà la proprietà dell'area di 155 metri quadrati di via Madonnina (stimata per 2 milioni e 49mila euro) e cederà alla società Porta Tenaglia Srl un'area comunale edificabile di 1.
760 metri quadrati sita in via Presolana 6 (stimata per un milione e 906 mila euro) per la quale era già stata deliberata la vendita nel 2011, non conclusa dopo quattro aste pubbliche andate deserte, l'ultima nel gennaio 2014. L'accordo prevede inoltre la rinuncia delle parti a tutti i ricorsi instaurati e a tutte le pretese fatte valere in giudizio, e non comporta alcun versamento di prezzo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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