(...) si è parlato perché sul suo profilo è apparso un post, non suo, contenente insulti alla giornalista e scrittrice Fiamma Nirenstein. Inoltre, delle iniziative di Apuzzo aveva parlato anche l'ambasciatore israeliano, chiedendo al sindaco di Rozzano un intervento per fermare le «campagne di diffamazione e di odio contro Israele». Apuzzo ha spiegato di far parte della «rete internazionale e italiana degli Ebrei contro l'occupazione», cosa che ha fatto suonare un campanello d'allarme nella comunità. «Ricordiamo che tale gruppo non è rappresentativo dell'ebraismo - dicono i presidenti - anche perché costantemente schierato su posizioni discriminatorie e di odio nei confronti di Israele». In campo anche l'Associazione milanese pro Israele. «È tempo - dice il presidente Alessandro Litta Modignani - che tutte le forze politiche, in questo caso Pd e Lista Gori, facciano pulizia al loro interno e mettano alla porta i propagatori d'odio contro l'unica democrazia del Medio Oriente». Su Israele il candidato dice la sua. E su Nirenstein: «Non gode delle mie simpatie politiche ma un tizio mi ha taggato nella mia totale ignoranza e quella foto è finita nella mia galleria. Ora l'ho tolta, non condivido, mi confronto e litigo con tanti amici israeliani ma non insulto per un'idea». E la lettera dell'ambasciatore sul Bds (la sigla che promuove il boicottaggio di Israele)? «Da giornalista - spiega Apuzzo - seguivo azioni di movimenti pro Palestina e Bds, qualcuna l'ho postata nel mio canale you tube, non necessariamente condividendola. Non sono un militante del Bds, condivido alcune campagne». «Non ho mai parlato di genocidio a Gaza - prosegue - nel mio cartello c'è scritto stop bombing, io non affronto la questione come gli estremisti o come alcune associazioni pro Palestina che fanno più male che bene ai palestinesi». «L'estremismo fa male - spiega Apuzzo - io sono impegnato in un progetto per scuole che ci vengono rase al suolo, ma non addestrano militanti di Hamas. Non ho simpatia per movimenti islamici fondamentalisti, sono per la libertà, sono laico e cristiano e abbiamo contatti coi rabbini per la pace e i pacifisti». «In Israele - dice - c'è uno stato di separazione etnica, non vogliamo chiamarla apartheid? Chiamiamola in altro modo. Io contesto, come molti ebrei e israeliani, le politiche del governo israeliano.
A differenza di molti difensori dei palestinesi, penso che un cittadino israeliano abbia il diritto-dovere difendere Israele e che Israele abbia diritto di esistere in pace e sicurezza a fianco di un'autorità palestinese. Mia madre ha un cognome di origine ebraica, mia moglie ha un cognome tipicamente ebraico. Vedermi dipinto come antisemita mi fa arrabbiare. Sono anti solo in un caso: antifascista».Alberto Giannoni
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.