La brutta sorpresa la ebbe dopo una trasfusione e un'analisi del sangue. Epatite. Una storia molto italiana di malasanità. Vittima G.L., un paziente che ormai diversi anni fa si presentò al Niguarda per la trasfusione, e che dopo una denuncia e una lunga battaglia in tribunale ha visto finalmente riconosciuti i suoi diritti. Il tribunale civile, infatti, ha decretato un maxi-risarcimento a carico del ministero della Salute, che dovrà versare oltre mezzo milione di euro di indennizzo. Più esattamente, il giudice Giovanna Gentile della decima sezione del tribunale civile ha fissato in 507mila euro la somma dovuta al paziente, oltre a 12mila e 200 euro di spese legali.
È una legge - la 210 del 1992 - a stabilire che lo Stato versi a tutti gli infettati l'indennità integrativa speciale, che deve essere rivalutata ogni anno in base al tasso d'inflazione. Dunque, tutto a carico del ministero. Dal Niguarda spiegano che si tratta di uin caso molto lontano negli anni, anche perché oggi l'ospedale - sottolineano - «è un centro trasfusionale di riferimento in Lombardia e per tutta l'Italia,in cui le procedure di sicurezza seguono standard estremamente restrittivi, duqneu un caso simile non potrebbe più accadere».
Ora, G.L. otterrà quanto stabilito dal giudice? Le autorità italiane, infatti, non hanno mai pagato la rivalutazione annuale (che rappresenta la parte più consistente dell'indennizzo), e con il decreto legge 78 del 2010 l'hanno abolita.
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