«È il momento di esserci». Per Forza Italia, per Silvio Berlusconi e per un pezzo di Paese che non è di sinistra ma non si rassegna allo statalismo e alla decrescita. Pietro Tatarella ci sarà, candidato alle Europee nel Nord-ovest.
Trentasei anni, da 20 impegnato per Fi, Pietro Tatarella è cresciuto a Baggio. «Famiglia semplice - scrive di sé - papà falegname e mamma casalinga». «Milano è la mia città - dice la sua scheda - Qui sono nato, qui vivo con mia moglie e la mia cucciola di golden retriever e qui vedo il mio futuro». Ora deve essere aggiornata con la nascita di un bambino, questa biografia scritta per il Comune - dove Tatarella è stato eletto due volte, la seconda con 5.500 preferenze.
Allora Tatarella, candidatura ufficiale? Chi cercava volti nuovi sarà contento.
«Sarà ufficiale quando ci sarà la lista. Posso dire che ho chiesto di esserci e conto di esserci. Ma non voglio fare la retorica del volto nuovo. Sono semplicemente una persona che ha dimostrato impegno e che vive questa campagna, molto impegnativa, mettendosi in gioco per ciò in cui crede, in un momento particolare».
Che momento è?
«Non è il più facile per noi. Quel che mi ha spinto è il fatto che Berlusconi sia candidato, credo che sia necessario e giusto mettersi al suo fianco. Fare questa battaglia per me significa farla sulla terza preferenza, per via delle regole di genere, ma non mi interessa, io la affronto per fare un buon risultato e per le mie idee di sempre. Chi vuol fare un partito sovranista che vada pure».
Momento peculiare anche nei rapporti con la Lega.
«Io ho ritrovato un santino della mia prima campagna, le Regionali 2005. L'ho preso come un segno. Dopo 14 anni siamo passati da una Lega al 5, o al 10%, a una Lega al 30. È un momento particolare, ma se riprendo in mano quel volantino le cose che dicevo allora le riscriverei. La Lega si è trasformata in un partito nazionale, ma ha cambiato pelle, tanto che a volte faccio fatica a pensare che si possa stare insieme».
È al governo con alleati, 5 Stelle, che più lontani da voi non si potrebbe...
«Portano avanti un modello contro il quale ci siamo sempre battuti: più Stato, più assistenzialismo. Salvini parla solo di immigrazione e legittima difesa, la sinistra fa la stessa cosa al contrario. Nessuno parla dei temi dell'economia e dell'impresa, che sono urgenti. Quello è il nostro spazio».
Salvini non sta pagando il prezzo delle scelte di questo governo. Accadrà?
«Hanno iniziato i 5 Stelle, hanno avuto loro un crollo di consensi ma il passaggio successivo è che anche Salvini comincerà a essere individuato come responsabile di quelle scelte. Accadrà, se la Lega insiste sul reddito di cittadinanza, su cui fa finta di niente. E anche la Tav: non si capisce se la faranno e come. Eppure la Lega continua a cedere ai 5 Stelle».
Lei sosterrebbe un referendum sulla Tav?
«Non serve chiedere ai cittadini se sono favorevoli o no. Ci sono comitati pro Tav; un voto consentirebbe a chi governa di non prendere decisioni. La Lega invece dovrebbe avere il coraggio di imporsi sugli alleati di governo, chiedendo che la Tav vada avanti».
Il centrodestra per voi esiste ancora?
«Io ho detto che il centrodestra come lo abbiamo immaginato non esiste più. C'è un grande spazio per una forza liberale e riformista che vuole affrontare i temi dell'economia, del lavoro e dell'istruzione. Ormai non si parla più di riforme, non si parla di niente. Solo di immigrazione, e la sinistra fa lo stesso, ovviamente dal punto di vista opposto».
E il suo punto di vista qual è, sul tema immigrazione?
«È innegabile che abbiamo subito anni di immigrazione scellerata, senza freni, frutto di accordo europei conclusi per avere un po' di mance. Questo meccanismo ha permesso arrivi selvaggi di tante persone: alcune scappavano, altre giravano da clandestini. Il governo Pd ha creato i presupposti di tutto ciò, i rimpatri ora non ci sono e la sinistra va in piazza dicendo che difende l'Italia migliore, anche se ha fatto arrivare migliaia di persone senza dar loro un futuro. Disperati».
Il sindaco Sala in quella piazza l'ha sorpresa?
«No, è ciò che ha sempre fatto da quando è sindaco, con questi militanti che si credono l'Italia migliore. Io fatico a pensare che lo siano. L'Italia migliore per me è quella di chi al mattino apre la sua azienda e investe creando opportunità per tutti».
Ma c'è ancora la vostra Italia? Quell'Italia che si è scoperta blocco sociale nel 1994 esiste ancora?
«Quel blocco sociale c'è. Teniamo presente che negli ultimi anni c'è un tasso di astensione crescente, una fetta di popolazione che non si ritrova nei partiti e aspetta una proposta credibile che possa rappresentarla.
Quell'Italia c'è ancora, e ci siamo noi con Berlusconi - lo dico anche a Toti - noi che abbiamo la migliore classe dirigente che si possa esprimere. Siamo nelle condizioni di poter essere propositivi. Mai come ora occorre pensare al partito e al suo bene più che a se stessi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.