Crisi, 100 milioni di euro protestati in città

Crisi, 100 milioni di euro protestati in città

Difficile vedere una luce in fondo al tunnel della crisi. Imprese e famiglie tirano la cinghia, si adattano come nella migliore tradizione italiana, e stavolta è davvero dura. Lo confermano gli ultimi dati raccolti dalle Camere di Commercio, ed elaborati da Unioncamere, su cambiali e assegni. Dati che confermano le difficoltà a onorare gli impegni economici, anche per importi più modesti che in passato. Nei primi 4 mesi di quest'anno, il numero complessivo degli effetti protestati (tra assegni, cambiali e tratte) è aumentato rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Diminuisce invece l'importo medio. La classifica regionale per gli importi totali dei protesti vede al primo posto la Lombardia con oltre 192 milioni di euro, seguita dal Lazio (187 milioni), e dalla Campania (161 milioni). Nella classifica provinciale Roma è al top per importi totali degli effetti protestati (con 145.223.422 euro), seguita da Milano (99.373.101) Napoli e Caserta (mentre gli italiani più «virtuosi» risulterebbero trovarsi a Belluno, Enna, Gorizia e Sondrio, dunque realtà piuttosto marginali dal punto di vista imprenditoriale e produttivo).
Il momento di difficoltà, sempre più acuta, è confermato da un punto d'osservazione privilegiato, come il sindacato. «Siamo in una situazione di stabilità critica - sintetizza Walter Galbusera della Uil - non vedo segnali di un crollo drammatico ma neanche di particolari inversioni di tendenza. C'è una parte del sistema economico produttivo che funziona, e con esso una parte del mercato del lavoro. E stiamo parlando dell'economia legata all'export. Poi c'è un 50% dell'economia che è fuori, e soffre». «Anche in presenza di una eventiale ripresa - evidenzia Galbusera - bisogna dire che i dati sull'occupazione impiegherebbero un po' di tempo a ripartire». «I debiti sono una questione centrale - sottolinea - anche perché i pagamenti delle pubbliche amministrazioni restano un problema. E penso alla sanità e agli enti locali».
«In effetti - conferma anche Gigi Petteni, segretario regionale della Cisl - i dati in nostro possesso sulla produzione, sull'occupazione e sulle aspettative delle imprese sono molto brutti. E preoccupanti risultano proprio le tendenze degli ultimi mesi. Se va giù il reddito, vanno giù i consumi, e si produce un danno al sistema. Io vorrei vedere la luce in fondo al tunnel di cui si parla, e vorrei essere smentito ma credo che ci stiamo preparando a mesi difficili, anche perché l'efficacia degli ammortizzatori sociali spesso ormai si è esaurita». L'allarme sulle difficoltà di accesso al credito poi - per la Cisl - riguarda settori come l'edilizia, ma anche il manufatturiero.
Dal punto di vista delle imprese, Carlo Alberto Panigo, presidente di Ascomfidi Lombardia e componente della giunta di Camera di commercio, dà una valutazione articolata della situazione: «Manca liquidità, soprattutto per le piccole aziende, e per quelle che hanno avuto uno sviluppo eccezionale negli anni precedenti alla crisi ma una limitata patrimonializzazione». «Nell'ultimo anno e mezzo - spiega Panigo - l'insoluto è aumentato, e abbiamo riscontrato una limitata concessione di finanziamenti, anche laddove le garanzie hanno raggiunto il 50, o l'80%. Spesso, nella nostra area, si tratta di importi limitati ma la valutazione viene eseguita sulla base del rating, e se non lo si raggiunge non si dà credito. Prima si guardava di più alla storia delle aziende e forse potremmo tornare a farlo».

«È vero però - dice Panigo - che nei primi mesi del 2012 noi abbiamo riscontrato un lievissimo miglioramento sui pagamenti delle rate. È un piccolo segnale di speranza, anche se forse non torneremo ai livelli antecedenti alla crisi. Certo, però, che le tasse sono troppo alte, al 55%, e i margini in queste condizioni sono molto ridotti».

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