La dama nella moda e nell'arte fa il pieno di visite

Ventagli, dipinti, abiti e sculture nella mostra «Divina creatura» che ha chiuso dopo tre mesi

Dopo oltre tre mesi e mezzo di permanenza ha chiuso ocn successo la mostra Divina creatura - La donna e la moda nelle arti del secondo Ottocento allestita alla Pinacoteca Züst a Rancate (Mendrisio) dove sono rimaste esposte sessanta sculture e dipinti affascinanti. A corredo una sequenza di ventagli d'autore dipinti da grandi artisti, i medesimi che ritraevano le «belle Signore» e un nucleo di abiti d'epoca.

Sotto i riflettori capi rari e preziosi, pezzi di indiscutibile pregio provenienti da collezioni private nelle quali ora sono tornate. Mariangela Agliati Ruggia, Sergio Rebora, Marialuisa Rizzini, coordinati da Alessandra Brambilla hanno voluto ricreare e testimoniare quello che è stato un vero e proprio cambio di paradigma nella storia del costume femminile in Europa. E se lo si volesse ancorare a una data, si potrebbe collocarla nel 1858, l'anno in cui a Parigi esplose l'haute couture di Worth, subito amplificata e diffusa dai primi Grand Magasins che spopolarono nelle principali metropoli europee.

Da allora «essere alla moda» diventa l'imperativo condiviso nella seconda metà dell'800 dalle donne di tutti i ceti sociali. La circolazione di figurini e molte riviste illustrate, tra cui la celebre «Margherita», l'irrompere della fotografia, specie nel formato carte de visite, i celebri affiches di Sartorie e Grandi Magazzini, portano a diffondere la moda, in modo capillare. Sono anni in cui si consolida il ruolo della donna al di fuori delle pareti domestiche. Attentissima al proprio ruolo sociale e all'immagine.

Abiti d'epoca e ventagli firmati da Giovanni Segantini, Gaetano Previati, Federico Zandomeneghi, Giuseppe De Nittis, Pompeo Mariani e Pietro Fragiacomo hanno attirato migliaia di visitatori da tutto il bacino geo-culturale del Ticino e della Lombardia mostrando le opere dei pennelli del divisionismo come Segantini o dell'impressionismo come De Nittis. Ma è attraverso il ritratto su commissione che è stato possibile seguire le rapide e sorprendenti evoluzioni dell'abbigliamento femminile: i personaggi effigiati, sia aristocratici o borghesi, posano per pittori e scultori vestiti e acconciati con i dettami imposti dalla moda, assecondando sottili strategie comportamentali, in modo da mostrarsi in sintonia con il proprio preciso ruolo sociale.

Allora come oggi, i modelli sono rappresentati da donne simbolo, a partire dalla regina d'Italia o da figure appartenenti all'aristocrazia internazionale distinte grazie alla propria eleganza come la contessa Carolina Maraini Sommaruga (1869-1959), antenata della scrittrice Dacia.

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