«Danton», scontro tra rivoluzionari

Il contrasto fra il vizioso Casanova e il «messia» Robespierre, poi finito sotto la ghigliottina come il rivale

Antonio BozzoQuelle teste tagliate, quella follia sanguinaria che travolse e trasformò la Francia, quella Rivoluzione che segnò l'ascesa della classe borghese e la fine dell'ancien régime, il tedesco Georg Büchner la raccontò nel 1835 in uno dei suoi drammi più conosciuti: La morte di Danton. Testo diffuso dal cinema (nel 1983 con il film Danton, protagonista Gerard Depardieu), ma non molto frequentato dal teatro italiano. Tra i pochi che lo hanno messo in scena, vi fu il migliore: Giorgio Strehler. Motivo in più per vedere il lavoro - diretto da Mario Martone per lo Stabile di Torino - dal 1 marzo al 13 marzo al Piccolo Teatro Strehler.Tre ore e mezza di spettacolo (con l'intervallo), ma non si tema l'effetto-mattone. In scena, trenta attori, protagonisti Giuseppe Battiston e Paolo Pierobon, rispettivamente Georges Jacques Danton e Maximilien Robespierre. «Terrorizzo e sono terrorizzato - dice Pierobon -. Nelle quattro scene lunghe dello spettacolo, una è notturna. Robespierre parla con Dio. Vacilla nelle sue convinzioni rivoluzionarie, nell'intransigenza che gli diede la fama di spietato messia. Sarà lui a decretare la morte, con la ghigliottina, di Danton. Ma in quel terribile 1794, pochi mesi dopo sarà la sua testa a finire sotto la lama».Intorno a Pierobon-Robespierre e Battiston-Danton, in una regia di grande sforzo produttivo, con cambi di scena che avvengono sotto gli occhi degli spettatori, attori di valore, tutti bravissimi (le critiche dello spettacolo, che al Carignano di Torino ha fatto l'esaurito ogni sera, sono molto positive). Facciamo solo i nomi di Iaia Forte (Julia, moglie di Danton), Fausto Cabra (Saint-Just, l'inflessibile) e Paolo Graziosi (il filosofo Thomas Paine). Büchner, che scrisse il dramma a 22 anni, non prese le parti di nessuno. Lo scontro tra rivoluzionari, il messia Robespierre e il «vizioso» Danton («mangia, beve, si circonda di donne: la virtù per lui è benessere»), è tra le due visioni di chi il mondo lo vuole cambiare.«Robespierre era un abilissimo oratore. Come Danton. Lo scontro dialettico tra i due arricchisce lo spettatore. Si possono ovviamente fare entrare in sintonia le pagine di Büchner con il mondo dei nostri tempi, dove vengono ancora tagliate teste e dove messia sanguinari vogliono imporre con il terrore il loro punto di vista», dice Pierobon. E scherza sulla durata dello spettacolo. «Ho lavorato in nove messinscena con Ronconi, duravano ancora di più. Martone come regista? Mi sono trovato benissimo. È uno che lascia proporre, poi sceglie. Non ingabbia l'attore».

Da sapere: Mario Martone ha lavorato su una nuova traduzione del Danton di Büchner, di Anita Raja, uscita in volume Einaudi in contemporanea con lo spettacolo. Alle tre e rotte ore a teatro, non è una cattiva idea aggiungere la lettura di Büchner: per capire meglio gli abissi che tentano gli umani.

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