Dapei mi accusa? Gli spiego perché chiedo una svolta e resto garantista

di Giuliano Pisapia*

Caro direttore, ho letto con stupore la lettera del presidente del Consiglio provinciale Bruno Dapei. Per mesi ho evitato di commentare le molte vicende giudiziarie che hanno colpito il centrodestra milanese e lombardo perché ho sempre pensato, da garantista, che lo scontro politico non dovesse avere come oggetto le indagini della magistratura, anche quando queste descrivevano una situazione preoccupante. Al contrario molti esponenti della destra di Milano mi hanno attaccato per vicende per le quali, lo voglio ripetere, nessun esponente della mia giunta o della mia maggioranza è mai stato accusato di aver commesso atti non regolari. Si contano invece a decine le dichiarazioni, a solo titolo di esempio, dell'onorevole De Corato che ogni giorno, lui si, prova a insegnarci l'etica, senza però che abbia detto nulla sui casi recenti che riguardano la sua parte politica. Ho deciso di intervenire la scorsa settimana chiedendo una svolta in Regione Lombardia dopo l'arresto di un assessore in carica per legami con la criminalità organizzata. Mi è sembrato che non si potesse, e non si dovesse, più tacere. Del resto lo stesso segretario del Pdl Angelino Alfano ha definito la prosecuzione della giunta regionale un «accanimento terapeutico».

Non commento neppure l'accenno al Commissario Expo e alla presidenza del Teatro alla Scala, due incarichi che ricopro non per mia scelta ma perché come sindaco è previsto dall'attuale normativa e che svolgo, a titolo gratuito, con grande impegno nell'interesse della città. Trovo poi veramente inaccettabile che il presidente Dapei mi accusi (...)

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