Francesca Amè
Elegante, minimale, esotica: l'arte orientale seduce la città. Torna «Milano Asian Art» felice esperimento di collaborazione tra sei gallerie private e due musei pubblici per una «mostra diffusa» tutta rivolta a Est. C'è tempo sino a fine mese per visitare le proposte delle più rinomate gallerie specializzate in arte orientale: Dalton-Somaré, Giuseppe Piva, La Galliavola, David Sorgato, Mirco Cattai e Renzo Freschi sono nomi conosciuti tra collezionisti e antiquari (www.asianart.milano.it). Si sono celebrati due giorni fa i centocinquant'anni del patto di amicizia tra Italia e Giappone e non a caso questa edizione di «Milano Asian Art» si concentra con particolare cura sull'arte del Sol Levante.
Ne parliamo con Giuseppe Piva, gallerista esperto del settore, che nei suoi spazi di via San Damiano presenta una pregevole esposizione di armature di samurai: «Il gusto giapponese ha una sua eleganza lineare e pratica capace di entrare subito nelle corde delle persone. In questi ultimi anni abbiamo constatato un cambiamento del gusto dei collezionisti italiani: si è fatto più consapevole, informato, internazionale».
L'arte orientale entra anche nei salotti, ci spiega Piva, ma con alcune regole: «L'interesse verso l'antiquariato come decoro e arredo è diminuito, è cresciuta invece la voglia di possedere pezzi di pregio, magari da mescolare con altri oggetti di diversa provenienza». Tra le novità di quest'ottava edizione, la collaborazione tra le gallerie e il Mudec: sarà lo stesso Piva a prestarsi come guida per un «viaggio in Oriente» attraverso gli oggetti della collezione permanente del nuovo Museo delle Culture e nei suoi depositi (tre le date: lunedì 16, 23 e 30 maggio, ore 15.30, prenotazioni a c.museoculture@comune.milano.it). Anche il Poldi Pezzoli, la «casa-museo» dei milanesi, partecipa alla rassegna, allestendo nei suoi spazi la mostra «Ore giapponesi», con un centinaio di netsuke che paiono uscite da un libro di favole (ingresso gratuito al museo con l'invito di una delle gallerie). I netsuke sono tra gli oggetti più ricercati sul mercato dei collezionisti: sono statuette piccole, in legno o avorio.
La loro origine? Non certo artistica: nei tradizionali abiti maschili giapponesi non c'erano tasche e si sopperiva a questa mancanza con i sagemono, piccole scatole per riporre oggetti, medicinali, strumenti per la scrittura.
Per appendere questa scatola alla cintura del kimono i giapponesi utilizzavano una cordicella di seta che, passando attraverso il netsuke, teneva ben saldi i sagemono: i netsuke nascono dunque come contrappeso. Di affascinanti se ne possono ammirare da Galliavola: nella galleria di via Borgogna si rincorrono «Demoni ed eroi», una trentina di statuette a forma di demonietti, fantasmi ed eroi ieratici. Sol Levante in mostra anche da Renzo Freschi di via Gesù che con «Intrecci giapponesi» presenta una quindicina di lavori in bambù di maestri del passato e del presente. Sono invece «Terracotte per l'eternità» quelle che la galleria Mirco Cattai di via Manzoni presenta al pubblico: spiccano le statuette di animali (cammelli, elefanti bianchi), raffinati manufatti cinesi.
Si va poi in Estremo Oriente da David Sorgato di via Sant'Orsola, dove sono esposti batik
raffinati e colorati, dal profondo afflato spirituale, provenienti da Giava. Oltre a questi tessuti preziosi, indossati nelle antiche cerimonie dell'isola indonesiana, in mostra statue, decori e strumenti per il tattoo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.