«Ci possiamo mettere d'accordo». Una frase che, detta da un uomo che in qualche modo detiene una posizione di potere a una donna in palese difficoltà (non solo economica), da sola apre molti scenari ma conduce in un'unica direzione. Nel nostro caso tutto faceva sembrare che sesso (e naturalmente denaro) fossero stati chiesti in cambio di case popolari, da occupare abusivamente ma - ecco la «facilitazione» - subito disponibili. E l'accusa, secondo una indagine portata a termine dalla Digos a partire dal febbraio di quest'anno insieme ai colleghi del Compartimento polizia postale e delle comunicazioni, era partita da tre donne che, tutte, accusavano in maniera pesantissima un ex dipendente di Aler di 64 anni e che nel frattempo era andato in pensione; un uomo che durante il suo percorso lavorativo si occupava della gestione degli alloggi popolari a sud della città, in particolare in zona Barona-Famagosta. Tuttavia le indagini hanno rivelato una realtà differente, una vera e propria sorpresa se così vogliamo dire. Se infatti la posizione dell'uomo, indagato, è ancora al vaglio degli investigatori perché sembra non aver rivestito un particolare ruolo nella vicenda, a finire nei guai ora è proprio una delle donne che nel frattempo lo avevano accusato.
Gli investigatori infatti hanno scoperto che questa donna - una marocchina di 32 anni, clandestina sul territorio italiano e con una sfilza di precedenti penali alle spalle - a sua volta gestiva un vero e proprio giro di occupazioni abusive sempre negli stessi complessi popolari dell'Aler nel quartiere Barona, in via Voltri. A chi aveva bisogno di un alloggio indicava quelli ancora sfitti, e dunque vuoti, e si avvaleva di una serie di loschi figuri in grado e disponibili a «sfondare» la porta per poi creare allacciamenti abusivi per luce e gas. In questa banda il soggetto forse più pericoloso è un pluripregiudicato italiano di 33 anni che abita nello stesso quartiere.
La polizia durante l'inchiesta ha effettuato una serie di perquisizioni sequestrando in tutto cinque telefoni cellulari. E proprio dalle conversazioni memorizzate risulterebbe anche fin troppo chiaramente l'attività della magrebina che si pone in tutto e per tutto come una sorta di «agente immobiliare» di appartamenti da occupare abusivamente.
Non solo: la polizia ha scoperto che la donna ospitava in casa un connazionale di 26 anni, con subaffitto in nero, in vista di procurargli un alloggio da occupare. Il ragazzo non c'entra nulla con l'organizzazione delle occupazioni abusive ma è stato comunque indagato perché non ha il permesso di soggiorno, quindi sono state avviate le procedure per la sua espulsione dal nostro Paese.
Indagati quindi anche la 32enne e il pluripregiudicato che la aiutava a sfondare le porte e allacciare gas e luce sono stati indagati a loro volta.Quanto all'ex dipendente Aler ora in pensione, rimane comunque oggetto di indagine per le segnalazioni contro di lui, ma al momento la Digos ravvisa per lui alcuna sorta di «potenzialità delinquenziale».
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