Dopo dieci anni di litigi Muti tornerà alla Scala

Il sovrintendente Pereira e il direttore Chailly ricompongono lo strappo che alimentò polemiche. A maggio la mostra per i 75 anni del maestro

Da mesi, ormai, sono in corso le trattative per favorire un ritorno speciale sul podio scaligero, anche solo per qualche concerto. È il ritorno di Riccardo Muti, direttore musicale della Scala fino a maggio 2005, quando quattro lustri di collaborazione bruciarono tra le fiamme di un divorzio feroce. Perché spesso accade questo alla Scala. Le separazioni sono traumi che producono cortine di ferro invalicabili, atti di melodrammi viventi. Tuttavia il disgelo è ormai vicino. Si sta procedendo per tappe. Fase numero uno: da maggio 2016 il Museo teatrale della Scala allestirà una mostra dedicata agli anni della direzione milanese del Maestro festeggiando così il suo 75° compleanno.

Nel frattempo, il sovrintendente Alexander Pereira prosegue con l'operazione di avvicinamento, anche se «nulla è stato ancora definito», precisano dal teatro, innervositi per «le voci incontrollate riprese anche dagli organi di stampa». Si reclama «sobrietà e senso di responsabilità». Ma si sa. Separazioni, ricongiungimenti, lotte e amori piacciono e appassionano i più, quindi la temperatura s'impenna.

Notizie e pseudo notizie si inseguono. E spunta il caso. Una cosa è certa. Pereira, fin dall'insediamento, promise di riportare Muti a Milano. Poi lo si è visto a concerti (nella stessa Ravenna: città d'adozione di Muti), conferenze del direttore, fino a quella di giovedì, in Conservatorio, per il lancio di una mostra in omaggio a Toscanini. Lì, allusioni, battute fra direttore e sovrintendente. Lo stesso Muti, non è mai stato così presente a Milano come in questo ultimo mese, pur in occasioni diverse. Si va dalla presentazione del ciclo di lezioni nella sede milanese della Rai, alla mostra Toscanini.

È il tormentone estate-autunno. Muti e Pereira vengono puntualmente istigati sul tema. E loro? «Sono stati 19 anni bellissimi ma la Scala non è in cima ai miei pensieri. E poi che senso ha tornare per fare un concertino e basta?» parola di Muti, un mese fa. E ancora: «Che io torni o non torni alla Scala è un fatto secondario, importante è che la Scala mantenga alto il prestigio del suo passato». Pereira rispolvera motti austriaci, ricordando che l'attesa premia: «Solo la pazienza pulisce le scarpe», e conferma che «con il maestro siamo in costante contatto. Vediamo che cosa viene fuori».

Nel frattempo, l'orchestra ha mandato a Muti una lettera di auspicio per il suo ritorno. Lo scritto è stato condiviso dalla grande maggioranza dei professori d'orchestra. E lunedì è iniziata una nuova fase con il nuovo direttore principale, Riccardo Chailly. L'artista ha ripreso il titolo di Muti (principale, appunto) e l'intensità di quel lavoro allentatosi negli ultimi dieci anni. Un lavoro avviato da Abbado, proseguito da Muti e ora riacceso da Chailly. Nomi italiani, sinonimo d'eccellenza, tutti legati alla Scala dove i divorzi fanno notizia, ma le eccellenze ne costituiscono la forza.

Il Teatro alla Scala si augura che da questi contatti e da queste iniziative possano nascere nuovi progetti artistici insieme al Maestro Riccardo Muti.

Occorre tuttavia precisare con chiarezza che fin dalla prima conferenza stampa l'attuale direzione del teatro ha annunciato l'impegno a cercare di riportare Riccardo Muti, direttore musicale del Teatro dal 1986 al 2005, a dirigere alla Scala. Un impegno teso a riallacciare un rapporto da troppi anni interrotto, realizzare nuovi progetti artistici e dar seguito ad un auspicio largamente condiviso in Teatro e nella città di Milano.

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