Elasticità, possibilità di rinnovamento e nuovi volti entrano in Galleria. Cambiano le regole per il commercio del Salotto buono di Milano che porteranno più movimento sotto le volte di cristallo. La giunta ha approvato ieri le nuove linee di indirizzo per regolamentare la cessione dei rami di azienda, che permetterà, pur mantenendo il pregio del monumento firmato Mengoni, una maggior valorizzazione degli spazi, a tutto vantaggio dei commercianti. Fino ad oggi la cessione di ramo d'azienda, pratica commerciale tra società private, che prevede la vendita di un complesso di beni aziendali (marchio, insegna, organizzazione del lavoro, personale, locale) a altro proprietario, era fortemente vincolata. In sostanza Palazzo Marino - proprietario della Galleria (proprietario dei muri dell'edificio) consentiva il passaggio di proprietà solo in senso stretto, escludendo il cambiamento di insegna o di tipologia merceologica. Il risultato di regole così rigide era la fossilizzazione del «panorama» della Galleria, e l'impossibilità per il Comune di aumentare gli introiti derivanti dagli affitti, tenuto conto della durata dei contratti (12 anni).
Palazzo Marino apre ora alla possibilità che la cessione di ramo d'azienda avvenga anche con marchi e tipologie merceologiche differenti da quelle originarie, con rigide salvaguardie. «Finora la possibilità di valorizzare pienamente il complesso della Galleria da parte del Comune era fortemente limitato. Con la nuova disciplina tuteleremo l'interesse economico della proprietà pubblica - spiega l'assessore a Casa e Demanio Lucia Castellano - affermando il potere discrezionale dell'amministrazione nell'approvare i nuovi concessionari». Tradotto: il Comune avrà potere vincolante nel controllo dei subentri, autorizzando preventivamente i cambi di insegna e di destinazione d'uso, ovvero la merce in vendita, «tenendo conto del pregio dei luoghi e in modo da garantire un corretto e idoneo mix commerciale».
Piazza Scala dunque avrà voce (vincolante) in capitolo, guadagnandoci al tempo stesso: l'amministrazione raddoppierà il canone di affitto rispetto a quello precedente concessionario nei casi di cambiamento di insegna, destinazione d'uso e marchio. Bene l'elasticità e il rinnovamento, ma il Comune intende garantire in maniera rigorosa il pregio del Salotto buono: tra i criteri l'internazionalità del marchio, ma al tempo stesso la milanesità dell'azienda, la qualità del prodotto, la storicità del nome anche nella ristorazione e la bontà del progetto commerciale.
«Questo provvedimento si inserisce in una più generale azione della giunta per individuare una cabina di regia sulle tipologie commerciali che trovano la propria sede all'interno del luogo simbolo della città - spiega l'assessore al Commercio Franco D'Alfonso -. Ritengo che debba essere il Comune ad avere il pieno controllo dell'offerta nella Galleria Vittorio Emanuele, nel pieno rispetto del libero mercato».
Soddisfatti anche i negozianti riuniti nell'associazione Il Salotto: «Bene il provvedimento - commenta il presidente Pier Galli - perché accetta una dinamica, quella della cessione del ramo d'azienda che accade in tutto il mondo con il controllo penetrante del Comune, garantendo alla stessa amministrazione introiti maggiori.
Per scongiurare speculazioni, la possibilità di realizzare le cessioni sarà preclusa nei primi 3 anni e negli ultimi 2 anni di vigenza della concessione originaria (che dura in media 12 anni).
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