La febbre del sabato sera quarant'anni dopo i mitici volteggi in pista di Tony Manero, la chioma luccicante dalla brillantina e dai raggi della «mirror ball». Molto più che la sequenza di uno dei film più pop della storia, è l'icona di una stagione contagiata da una febbre altissima e duratura: quella della Disco Music.
Amata, ballata, snobbata, addirittura vituperata per il suo ritmo «banale» di quattro quarti, è lei e soltanto lei la musica impressa nel Dna degli anni Ottanta e anche oltre, quella che consacrò la figura divinatoria del disc jockey con i suoi vinili, e la discoteca come nuovo tempio di svago giovanile.
A questa stagione, che ebbe come paladini artisti esplosivi e pionieri del suono, la casa editrice Hoepli dedica un vero e proprio atlante storico che verrà presentato oggi alle 18 nella libreria di via Hoepli 5 alla presenza dei due autori Andrea Angeli Bufalini e Giovanni Savastano, ma anche di alcuni testimoni attivi dell'epoca come Ivan Cattaneo, i fratelli La Bionda, il deejay statunitense Ronnie Jones. Molto più che una memoria nostalgica, La storia della Disco Music è il primo testo italiano che narra in prospettiva socio-culturale un fenomeno che trae origine dalle originarie discotheques di Parigi con le sue radici afro, R&B, soul e funk, fino alle contaminazioni con l'elettronica.
L'analisi dei due autori (un critico musicale e uno scrittore psicoterapeuta) affronta in chiave scientifica il fenomeno pop-dance come una vera e propria bomba che, da genere musicale, divenne «stile di vita» abbracciando costume, moda, arte e spettacolo. Due superstar di quella stagione, le cantanti Gloria Gaynor ed Amii Stewart, vergano le prefazioni del libro con uno sguardo lucido sul mondo giovanile ma anche sul contesto storico in cui la nuova musica germinò. «Negli anni Settanta - scrive la Gaynor - c'era un gran bisogno di liberare le tensioni e lo stress di una crisi economica particolarmente pesante, negli Stati Uniti come nel resto del pianeta; e la Disco era una musica felice, con un battito che ti trascina instintivamente nella danza ma che ha, alla base, una buona struttura melodica, semplice e immediata da poter ricantare». Detta così, potrebbe anche esserci il rischio di paragonare la Disco ad un qualunque genere commerciale e ballabile, ma sarebbe assai riduttivo per un fenomeno musicale che spopolò per oltre dieci anni da quando, era il 1979, la rivista americana Newsweek pubblicò in copertina la nuova diva Donna Summer sotto il titolo «Disco Takes Over» (la disco prende il sopravvento). «La Disco nacque come figlia della black music - sottolineano gli autori - diretta discendente della tradizione rithm'n & Blues, soul e funk; inglobò da oltreoceano un arcobaleno di suoni latini e caraibici per emergere poliritmica, policroma e finalmente out of the ghetto».
E quale miglior simbolo del riscatto dal ghetto dell'italoamericano Tony Manero, al secolo John Travolta, di giorno umile garzone e il sabato sera re della discoteca e seduttore irresistibile? «L'identificazione dell'uomo della strada fu immediato - scrivono gli autori - e contestualmente svettarono nelle classifiche i nomi di Donna Summer, gli Chic, i Bee Gees, Gloria Gaynor, Kool & The Gang e tanti altri». In questo meltin pot di energia, edonismo e glamour, non mancano nel libro riferimenti puntuali alla Disco italiana che ebbe veri e propri pionieri come l'altoatesino Giorgio Moroder, compositore e discografico tra i primi a sperimentare nuove miscele sonore con l'ausilio della prima elettronica.
Ma c'è anche il ricordo di momenti bui, come la «demolition night» che nel 1981 vide bruciare nello stadio di Chicago migliaia di vinili da un gruppo di fanatici sostenuti da frange dell'industria discografica. L'intolleranza strisciante ha sempre seguito come un'ombra questa stagione musicale troppo solare e spensierata in un'epoca in cui altri generi più politicamente «impegnati» rievocavano la lotta al sistema.
Anche in Italia, per gli stupidi, il rock era di sinistra e la Disco, nella migliore delle ipotesi, degli ignoranti. Gloria Gaynor, regina incontrastata della pop dance, non ha dubbi. «L'incendio di Chicago fu un gesto assurdo e criminale; se un genere musicale non ti piace, c'è una cosa molto semplice da fare, non ascoltarlo».
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