Cronaca locale

"Dovremmo indebitarci per pagare altri debiti?"

L'odontotecnico: "Gravi difficoltà e caos. E le promesse di Conte non sono un conio accettato"

"Dovremmo indebitarci per pagare altri debiti?"

L'incertezza totale è il primo motivo di preoccupazione. «Siamo in un limbo in cui non si sa cosa fare».

Simone Ventura, 43 anni, è un odontotecnico specializzato. Un artigiano dunque, costruisce protesi e apparecchi ortodontici. Lo fa bene e lo fa da 22 anni, a Pavia. La sua è un'attività professionale legata agli studi dentistici, che sono rimasti aperti solo per le urgenze. Anche il suo lavoro, in queste settimane, pare travolto dall'emergenza. E oltre che all'epidemia, si paga un prezzo alla confusione e all'improvvisazione. «Ho dovuto affrontare spese fisse - dice - come la parcella del commercialista e l'affitto del laboratorio, e i fornitori mi hanno chiesto legittimamente tutte le fatture. In un mese ho tirato fuori qualcosa come 7mila euro incassando zero». «Ho scritto alla commercialista - racconta sorridendo - e le ho detto che, come temevo, le 600 euro non sono arrivate pur avendo fatto richiesta con tanto di risposta. Scherzando, le ho chiesto se fosse possibile pagare lei con le promesse di Conte. E la commercialista mi ha risposto di no, anche perché quel conio non ha molto valore».

Tutti hanno capito l'esigenza prioritaria della salute. Ma poi sono stati lasciati soli. «Io sto spigolando gli incassi di febbraio - racconta - i ritardatari di dicembre e gennaio. E per fortuna, altrimenti sarei conciato male». E adesso si prospetta una specie di thriller fiscale. «A giugno arriveranno le tasse, che sono parametrate sull'anno precedente, se questa cosa non sarà adeguata ci sarà saldo e anticipo per l'anno in corso. Questo fa un po' paura. Io fortunatamente non ho leasing, non ho finanziamenti, ma vorrei evitare di chiedere un prestito per pagare le tasse». E oltre alle spese fisse ci sono poi quelle normali della famiglia, in un momento in cui le incognite riguardano tutti, e anche la moglie. «Un collega - racconta - ha investito, modernizzato, comprando macchine con nuove tecnologie, a rate. Ha quindi un mutuo per il leasing, più quello dell'auto e ora si trova a chiedere in banca informazioni per vedersi erogare un prestito che alla fine userà solo per estinguere uno dei finanziamenti in corso. Chiederà un prestito per pagarne una altro. É piuttosto in ansia, disperato. In un altro studio sono 20, e non arriva la cassa integrazione. Anticipare gli stipendi fa onore ma svuota anche le tasche. E poi?». In un quadro simile l'incertezza è un'aggravante funesta. «C'è grande confusione, al momento non sappiamo bene né quando ripartiremo né come. Oltretutto dobbiamo seguire dei protocolli sanitari, ma non ci sono i protocolli. Nessuno sa bene come agire, nessuno dice niente, nessuno ha aiutato, siamo in un limbo in cui non si sa cosa fare.

È opprimente e non fa dormire bene la notte».

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