Giulio Gallera, ex assessore e oggi consigliere regionale di Forza Italia, promotore dell'iniziativa «Mancati ristori», qual è il quadro che emerge dalle 700 segnalazioni?
«Un quadro drammatico. Per un anno ho fronteggiato l'emergenza sanitaria e conclusa quella esperienza ho trovato naturale guardare all'altro aspetto dell'emergenza. Ebbene, non mi sarei mai aspettato di trovare una situazione del genere».
Qual è la situazione?
«Oltre alle mail, ho ricevuto decine di telefonate e ho incontrato una trentina di imprenditori in un mese. Mi viene da paragonarla a coloro che erano in terapia intensiva. C'è la disperazione di persone che non sanno più come dar da mangiare alle loro famiglie, o che non riescono a pagare i debiti, le bollette e gli affitti».
Poche risorse o si incontrano anche storture burocratiche?
«C'è anche questo ed è intollerabile. Ad alcune associazioni, l'agenzia delle Entrate chiedeva un documento sull'Iva che non è previsto per un certo regime fiscale. Sono andato a vedere una realtà di 5 palestre: costi sostenuti 140mila euro, ricevuti 30mila. I lavoratori autonomi non hanno ricevuto un euro per le loro famiglie. Molti ristoratori hanno incassato il 25% dell'anno prima e pagano l'85% di Tari. Con i ristori, forse hanno ha pagato in parte costi e spese. E le loro famiglie?».
Come se ne esce?
«Dare ristori, ma anche trovare le strade giuste. Le tasse: ridurre, non far pagare l'Imu o dare crediti d'imposta per esempio darebbe fiato a chi prende in locazione. Servono strumenti per far sì che non si parta con dei cappi. Penso a un anno senza pagare le tasse sul lavoro per chi tiene i dipendenti. Poi è assurdo che si faccia pagare la Tari, i costi sono molto inferiori a prima per i servizi rifiuti. Serve fantasia e intelligenza. Ora vediamo il decreto in conversione, stiamo raccogliendo tutto questo materiale per fare proposte ai vari ministeri».
Molti dovranno «riconvertirsi» da settore a settore?
«Da un lato, serve uno sforzo per riaprire tutto ciò che si può riaprire, in sicurezza. Dall'altro, prendere atto, tutti lo dicono, che non appena finirà il blocco molte imprese faranno a meno di una parte dei dipendenti. Allora accompagniamo i lavoratori dei settori in crisi verso quelli che si stanno sviluppando. L'ho chiesto in Regione con una mozione».
Con questa esperienza, il suo futuro politico come lo vede?
«Ho sempre interpretato il ruolo di amministratore come un servizio.
Ci sono stati momenti in cui sono stato in trincea, anche prima del Covid, e adesso sono tornato a farlo in un altro settore, con un bagaglio importante. Finché sono ritenuto credibile lo farò. Se i cittadini me lo chiederanno, cercherò di portare avanti questo servizio. Dove servirà».
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