Droga, slot e criminali: ora a Quarto Oggiaro l'ultima ferita sono i bar

Tra pregiudicati, spacciatori e videopoker senza regole chiusi 19 locali. E non c'è pace per un quartiere difficile

A Quarto Oggiaro, là dove qualche tempo fa il Comune ha voluto aprire la sede di cinque nuove start-up che riqualificano gli orti, che compattano le bottiglie di plastica e che fanno newtwork con le imprese agricole, ieri i poliziotti hanno chiuso una ventina di bar perchè frequentati da pregiudicati. E siamo sempre lì. Anzi, sempre qui tra le contraddizioni di un quartiere che ha due anime: da una parte la maggioranza per bene che vuole scrollarsi di dosso una storia ingombrante, dall'altra una minoranza criminale che da queste parti ha radici e continua a dettar legge. Da una parte le nuove imprese «ad alto impatto sociale» che servono per dare una scossa e che nelle periferie sono un esempio e qui più che altrove, dall'altra lo spaccio, i bus dell'Atm che non si fermano ai capolinea, le faide, le storie dei clan che fanno capo alle famiglie dei Tatone e dei Carvelli.

É sempre stata un'altra città dopo il ponte di viale Certosa. E sempre stata Quarto Oggiaro raccontata da tanti come il «Bronx», «Barbon city», «Corea» e da tanti altri con l'orgoglio di esserci nati e di viverci come lo scrittore Gianni Biondillo. Un marchio difficile da scrollarsi di dosso ed è dagli Anni '60 che è così, da quando «Quarto», come tante altre periferie dormitorio della città, accolse l'ondata di immigrati che arrivavano dal Sud, ma anche dal Veneto e dal Friuli, in cerca di fortuna o di un posta sulle catene di montaggio dell'Alfa di Arese. Una storia che, come dice qualcuno, è un romanzo criminale, quella di un quartiere popolare che ha vissuto i fermenti sociali e politici degli anni Settanta, lo spaccio, la lunga tragedia dell'eroina e gli insediamenti criminali nell'Ottanta. Una storia che negli Anni Novanta è continuata fra vendette, minacce, esecuzioni in grande stile fino ai giorni nostri. Fino a un paio di anni fa quando le pistole sono tornate a far fuoco in strada per uccidere tre persone tra cui i fratelli Emanuele e Pasquale Tatone. Girava tutto intorno allo spaccio.

E continua a girare, nonostante siano in tanti quelli che non hanno più voglia di farsi passare questa storia sopra la testa. Ci hanno provato quelli della Lega con le ronde ma sono durate una notte, poi le tante associazioni che si battono per riportare la normalità in un quartiere ha sempre avuto altre regole, poi i tanti parroci che qui sono di frontiera sul serio. Ci hanno provato i consiglieri di zona con mozioni e denunce, nonostante le minacce, nonostante tutto. E ci provano i poliziotti del Commissariato che quotidianamente cercano di tenere alto l'argine di una legalità che qui ci mette un amen a diventare solo un'ipotesi. Nei giorni scorsi è partita una raffica di controlli nei bar e nei locali. L'ennesima. E c'è sempre un po' della storia di Quarto Oggiaro seduta ai tavolini che ritorna. É un giro. Questa volta tutto è cominciato dal pianto disperato di una madre perchè il figlio di 18anni veniva minacciato e picchiato dal padre balordo e disoccupato che lo costringeva a dargli i soldi dei suoi primi stipendi onesti per pagare il suo vizio del videopoker. Una storia che racchiude le due anime del quartiere. Una vicenda che forse una decina di anni fa sarebbe rimasta tra le mura di casa e che invece la donna questa volta ha deciso di raccontare al maresciallo dell'ufficio denunce. Così gli agenti con i ghisa dell'Annonaria e gli uomini della Asl hanno deciso di passare al setaccio un po' di locali della zona.

Su 53 attività commerciali controllate il questore Luigi Savina ne ha sospese 19 alcune per motivi d'igiene, altre perchè non rispettavano le ordinanze comunali per slot e videopoker, altre ancora perchè ritrovo abituale di pregiudicati. Non dovevano esser lì. Ma c'erano. C'erano perchè qui a volte funziona così e le regole non sono quelle scritte. Sono le due anime di Quarto Oggiaro. Che continuano a rincorrersi.

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