Drogata e stuprata: condanne a 12 anni

Stordita al bar con le gocce nel drink dagli aguzzini, poi una notte di sevizie

Cristina Bassi

Le condanne sono pesanti, comunque inferiori alle richiesta del pm: per i giudici della Nona sezione (il collegio è tutto al femminile, con la presidente Elisabetta Canevini), Mario Caputo, Marco Coazzotti e Guido Guardnieri hanno violentato una ragazza di 22 anni servendosi della cosiddetta «droga dello stupro». Le pene inflitte in primo grado sono di 12 anni di carcere per i primi due imputati e di otto anni e mezzo per il terzo. Le richieste del rappresentante dell'accusa, Gianluca Prisco, arrivavano fino a 14 anni.

I tre amici erano stati arrestati, prima Coazzotti e Guarnieri poi Caputo, tra dicembre 2017 e gennaio 2018 con l'accusa di violenza sessuale di gruppo aggravata dalla somministrazione di sostanza stupefacente. Si è trattato in particolare, secondo le indagini, di benzodiazepine in dose massiccia: un sedativo che oltre a stordire la vittima cancella i ricordi. La sera del 13 aprile 2017 la ragazza era uscita con il gruppo, perché conosceva uno dei tre uomini. È stata portata in un locale dove ha bevuto alcuni drink e uno degli imputati le ha versato nel bicchiere il narcotico in forma liquida. Le immagini delle telecamere di sorveglianza mostrano il ragazzo che estrae qualcosa dalla tasca e fa il gesto di svitare un tappo. Poi la vittima è stata portata nell'abitazione di Caputo a Bellusco, in Brianza, con l'auto di quest'ultimo. Qui è stata abusata per ore per poi essere riaccompagnata a casa dagli stessi aggressori. Il Dna di Coazzotti e Guarnieri è stato trovato sulla giovane e sui suoi indumenti.

L'avvocato di parte civile, Benedetto Tusa, in aula ha sottolineato la coerenza delle dichiarazioni della ragazza contro la difformità delle versioni date dagli imputati. «È caduta in trappola - ha detto -, si è fidata di un amico». Il legale ha poi richiamato la sofferenza e i danni, soprattutto morali, subiti dalla sua assistita come effetto dello stupro. Le difese hanno chiesto l'assoluzione. In sostanza sostenendo che non è stata trovata una prova certa della violenza sessuale né della somministrazione di droga. «Il Dna di Caputo - ha dichiarato il difensore del 48enne, Debora Piazza - non è stato trovato sulla vittima. Perché lui non ha partecipato alla violenza». Caputo ha precedenti per reati contro il patrimonio. È in precarie condizioni di salute e per questo il suo avvocato ha chiesto i domiciliari. «La ragazza - ha sostenuto Eliana Zecca, difensore del 29enne Coazzotti (anche lui ha precedenti per reati contro il patrimonio) - ha una personalità fragile e influenzabile. Si accompagna con uomini di contesti borderline. Qualcuno le ha fatto credere che quella sera c'è stato qualcosa». Le tracce di Dna? «Non è chiara l'origine - ha detto Guido Camera, che assiste Guarnieri, 22 anni -, non è detto che sia sperma. Potrebbe essere da trasferimento».

Il processo, con il padre della 23enne sempre presente e molto provato, è stato carico di tensioni. Coazzotti e Guarnieri e i loro parenti in aula sono stati più volte richiamati dalla Corte per commenti ad alta voce e proteste. Gli imputati dovranno anche a pagare alla vittima una provvisionale di 75mila euro.

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