Per Vito Gamberale combattere la sua battaglia per il controllo di Sea sarebbe indubbiamente più facile se non fosse indagato per turbativa d'asta dalla Procura della Repubblica. E soprattutto, sarebbe più facile andare a raccogliere investimenti per il nuovo fondo che sta varando. Così ieri mattina, nel pieno del pasticcio finanziario- istituzionale aperto intorno al passaggio di azioni della compagnia aeroportuale tra Comune e Provincia, l'Ingegnere fa una mossa a sorpresa: chiede al suo avvocato Angelo Giarda di potersi presentare ad Alfredo Robledo, il procuratore aggiunto che conduce l'inchiesta. Robledo accetta. A mezzogiorno Gamberale appare in corridoio insieme a Giarda, e va a infilarsi nella stanza di Robledo. L'imprenditore chiede al magistrato di fare quello che deve fare, ma di farlo in fretta: cioè, come spiega Giarda uscendo una mezz'oretta più tardi, esprime «tutte le perplessità legate al fatto che i giornalisti continuano a rivelare la stessa cosa, e questo può creare dei problemi non all'ingegner Gamberale ma alla F2i», cioè al fondo con cui Gamberale è sbarcato in Sea grazie al famoso bando del dicembre scorso: quello, secondo i sospetti della Procura, cucito su misura per lui.
Ha avuto successo l'autoconvocazione di Gamberale in Procura? Certamente già il fatto di essere ricevuto da Robledo può essere considerato un buon risultato, in quanto contatti di questo tipo vengono in genere demandati agli avvocati, mentre con gli indagati di solito i magistrati preferiscono intrattenere rapporti più formali. Invece Gamberale ha avuto modo di spiegare per filo e per segno al suo inquisitore i problemi creati a F2i dal fatto che i possibili investitori leggano ad ogni piè sospinto sui giornali che l'amministratore del fondo è sottoposto a procedimento penale. Robledo ha ascoltato con attenzione, e ha detto che farà il possibile per fare rapidamente, compatibilmente con la complessità della vicenda e con gli altri impegni dell'ufficio. Grazie e arrivederci.
Ma che la Procura intenda chiudere frettolosamente l'indagine Serravalle lo si può escludere, soprattutto dopo le polemiche interne che in giugno accompagnarono la nascita dell'inchiesta, arrivata da Firenze a Milano e qui semidimenticata finché un articolo dell'Espresso non costrinse a riportarla in vita. Nel fascicolo dell'inchiesta c'è un atto da cui è difficile prescindere: la telefonata del luglio 2011 con cui Mauro Maia, manager di FSi, rassicurava Gamberale «stai tranquillo, il bando lo faranno per noi». E altrettanto concrete sono le scoperte che la Guardia di finanza ha fatto indagando per conto di Robledo, accertando che al testo del bando lavorarono due top player del diritto civile, Carlo Croff e Mario Roli, per conto del Comune e di F2i, nonostante nessuno avesse conferito loro un mandato formale.
Nel fascicolo d'inchiesta, dicono fonti attendibili, per ora sono iscritti solo i nomi di Gamberale e Maia. Ma prima di tirare le somme, una qualche idea su chi (in Comune?) avesse garantito a Maia di stare tranquillo, Robledo dovrà pur riuscire a farsela.
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