E i musulmani sfottono sul «modello Leonka»

E i musulmani sfottono sul «modello Leonka»

C'è poco da ridere, l'affaire Leoncavallo da 6 milioni di euro rischia di finire (insieme a tanti altri) sul tavolo della Corte dei conti, se quanti hanno protestato per lo scambio di due immobili comunali con la sede del centro sociale, proprietà dei Cabassi, presenteranno davvero un esposto. Ma tant'è, da giorni è diventata la barzelletta dell'estate sulla giunta Pisapia, non ai livelli del divieto di mangiare gelato dopo mezzanotte, opera dell'assessore Franco D'Alfonso, ma trattata come l'ennesima follia. Il giorno dopo quella contestata delibera, Repubblica rivela che i Cabassi sarebbero pronti a offrire al Comune due immobili per destinarli a luoghi di culto islamico. E persino i musulmani, che potrebbero essere gli utilizzatori finali, ieri si sono concessi di sfottere giunta e privati. «Potremmo trattare con i Cabassi? Non conosciamo ancora la questione, e non abbiamo capito - domanda ironicamente il portavoce del caim, Davide Piccardo -: succederebbe come nel caso del Leoncavallo? Il Comune offre degli immobili in cambio di uno per darlo di nuovo a dei privati?». L'assessore Pierfrancesco Majorino, che come altri della giunta risponde da giorni a simili tormentoni, assicura che gli immobili offerti dal gruppo Cabassi «non saranno messi all'asta dal Comune e non si ripeterà il caso Leonka, è stato un caso eccezionale. Potremmo semmai favorire l'incontro tra domanda e offerta, e intervenire laddove occorra uno strumento urbanistico». Vedi una variante per adibire a luogo di culto un'area che oggi non lo è secondo il Pgt.

«Ma da ora in poi - sfotteva ieri su Facebook anche Gabriele Messina, ex tesoriere del Pd - anche a ogni proprietario di uno stabile occupato verranno dati in cambio spazi del Comune come a Cabassi?». Gli risponde ironicamente l'ex assessore Stefano Boeri «Sì, ma si dirà sempre che è “un caso eccezionale“». Appena sentita da Majorino.

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