Qualche giorno fa, in seguito a uno dei tanti attacchi al cantiere per l'alta velocità in Val Susa, il procuratore Caselli sbottò in un durissimo atto d'accusa. «Ci sono dei settori portati a trattare con comprensione gesti di pura violenza. È la pretesa che la legge non debba applicarsi agli amici o a chi è affine sul piano politico o culturale». Parole che sembrano adattarsi alla perfezione a Giuliano Pisapia, pronto a indignarsi in caso di raduni fascisti ma stranamente distratto di fronte alle violenze degli antagonisti.
Qualche giorno fa il sindaco levava alta la sua voce contro il «Boreal Festival» organizzato da Forza nuova. «Milano non può accettare che si radunino gruppi di estrema destra in città...useremo tutti i mezzi a nostra disposizione per impedirlo». Subito imitato da Anpi, Cgli e dal deputato pd Emanuele Fiano che fece «Appello a tutti gli antifascisti per una manifestazione pacifica e non violenta». Stranamente silenziosi dopo il vile pestaggio alla Statale.
Stessa distrazione quando per settimane gli autonomi assaltavano la libreria di Cl in Statale. Piena comprensione quando fu occupata la torre Galfa , dove Pisapia andò in visita pastorale. Blande reprimende quando i Corsari tentarono di sfondare i cordoni della polizia e irrompere in municipio. O quando i militanti del Cantiere ripeterono l'impresa, trovando questa volta Paolo Limonta pronto ad aprire loro le porte e a farli ricevere dal vice sindaco Ada Lucia De Cesaris. Un' escalation di arroganza e violenze che alla fine è inevitabilmente sfociato nel tentato omicidio del ragazzo alla Statale. Anche perché gli antagonisti sentono di avere una sponda a Palazzo Marino, dove sono coccolati, vezzeggiati e perdonati quando commettono qualche «marachella».
Solo in tarda serata il sindaco è riuscito a trovare parole di condanna per la vile aggressione. «Confido che la giustizia individui tutti gli altri corresponsabili. Non ci deve essere spazio per chi pensa che la violenza sia un mezzo attraverso cui legittimarsi».
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