E ora Tabacci scopre il conflitto di interessi Il fondo era il socio perfetto

Un anno fa l'assessore al Bilancio Bruno Tabacci cantava vittoria. «Sono soddisfatto che ci sia un interlocutore come F2i e come Gamberale che conosce le cose in modo serio e competente». Si era appena chiusa l'asta per il 30% di Sea messo in vendita dal Comune e Tabacci aveva sempre caldeggiato l'ingresso di F2i, che si aggiudicò il pacchetto. Unica offerta in gara. Altro che fondi indiani, meglio che il patrimonio resti in mani italiane. E non faceva che ripetere al fondo, d'altra parte, aderiscono i principali istituti bancari e Cassa e depositi e prestiti, è quasi un ente pubblico. Dopo il flop della quotazione in Borsa (anche) per la guerra di carte lanciata da F2i e l'esposto che la società intende depositare alla Consob contro Gamberale, scatta il contrordine compagni. Tabacci punta il dito contro F2i e le banche collocatrici, in particolare Imi e Unicredit, «socie del fondo che ha danneggiato l'operazione.

I due istituti hanno agito in odore di conflitto di interessi, e non aggiungo altro», sottolinea. Con Sea in Borsa, F2i avrebbe contabilizzato una minusvalenza di oltre 100 milioni, che sarebbe pesata sulle banche sponsor.

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