Alberto Giannoni
La Lega non sale sulle barricate. Mentre i centri sociali tengono Milano sotto scacco, Matteo Salvini rassicura. A una settimana dall'election day Regionali-Politiche, il leader della Lega riunisce decine di migliaia di persone in piazza Duomo, indossa la cravatta e abbassa i toni e il ritmo. Milano è fredda ma soleggiata. «Qualcuno là in alto ci sta dando una mano - dice Salvini La Madonnina vuole riportare serenità in Italia». Nella piazza leghista riecheggiano gli avverbi «serenamente e tranquillamente». E l'Italia che Salvini tratteggia è «un paese normale», perciò si dice disposto a «dialogare», «ascoltare», «coinvolgere». Parlando dal palco ringrazia il governatore uscente Roberto Maroni (assente) e il presidente veneto Luca Zaia, cui lascia la parola, proprio come al candidato governatore del centrodestra lombardo Attilio Fontana (e saranno gli unici a parlare, insieme all'avvocato Giulia Bongiorno).
Fontana arriva in piazza dopo un piccolo corteo con i militanti. Chi gli sta vicino non ha dubbi sull'esito della sfida di domenica. «Un ultimo sforzo - l'appello di Fontana - date una mano a me e ai nostri alleati in Lombardia». Fontana assicura che «solo Salvini» può garantire l'autonomia. «Con questa accoppiata torneremo all'autonomia. Un'ultima spinta e ce la faremo». E, introdotto dal capogruppo Alessandro Morelli, arriva Salvini. Si fa introdurre dal celebre «Vincerò» del Nessun Dorma. Ed è davvero convinto di vincere, il segretario del Carroccio. Parla del governo Salvini, giura sul Vangelo e sulla Costituzione, scommette che la Lega sarà primo partito del centrodestra ma non usa toni di sfida. Certo ribadisce l'intenzione di «mandare a casa Renzi», certo non risparmia qualche frecciatina ai grillini, i «fenomeni della democrazia del click che hanno già perso 15 parlamentari perché non si erano accorti di aver candidato gente strana».
Quando Salvini sale sul palco per parlare sono circa le 16. E sono già arrivate le notizie dei primi attacchi degli antagonisti alle forze dell'ordine. «Questa è una piazza di pace serenità e futuro - risponde - La violenza non ci appartiene». E intanto cita un presidente antifascista nell'anniversario della sua morte: «Coerenza, onestà e altruismo saranno i valori del Governo Salvini - annuncia - Valori che un esule italiano portò fino all'ultimo dei suoi giorni, visto che morì il 24 febbraio 1990: Sandro Pertini». Cita Pier Paolo Pasolini, per liquidare questo antifascismo come «un'arma di distrazione che la classe dominante usa per vincolare il dissenso».
Salvini, da candidato premier della Lega, conferma i passaggi anti-Europa e anti-finanza, ma propone un'immagine sorridente. Invece di eccitare gli animi dei militanti usa gli accenti positivi della speranza e della mitezza. Tira fuori un rosario: «Me lo ha regalato un don», racconta. E per tre volte cita il vangelo secondo Matteo: «Gli ultimi saranno i primi» ripete. La piazza si galvanizza con i suoi passaggi sull'immigrazione e Salvini la accontenta preannunciando biglietti di «solo ritorno» per chi, «invece di scappare dalla guerra, viene qui per portarla». La narrazione che il candidato premier costruisce, però, non ha gli accenti della rabbia o del rancore. Salvini non si fa ingabbiare nei cliché della destra estrema». E con gli alleati, è distensione. «Noi non tradiamo, non lo abbiamo mai fatto».
Scendendo da palco, risponde ai giornalisti: «Mai citato Berlusconi dal palco? Ci vediamo giovedì sera, saremo insieme a Roma». Intanto oggi sarà il leader di Forza Italia sarà a parlare a Milano: alle 10 al teatro Manzoni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.