E sulle donne: «Siamo brave, rispettiamo la quota del 50 per cento»

Onorevole Daniela Santanché, che cosa ne pensa della richiesta della Lega di escludere dalla giunta chi ha un avviso di garanzia?
«Sono sempre molto garantista e per me chi non è condannato fino al terzo grado non è condannato, soprattutto in un momento in cui la magistratura e alcuni Ingroia con o senza gonna fanno politica ed emettono sentenze politiche».
La politica è criticata anche dall'opinione pubblica.
«L'opinione pubblica è molto sensibile e attenta, come in tutte le cose bisogna trovare il giusto equilibrio. Per chi è rinviato a giudizio, si può prevedere una sospensione. Quel che ha detto il nostro coordinatore Mantovani mi sembra una posizione di grande equilibrio».
Una previsione sulla prossima giunta? Chi vede bene in squadra?
«Persone competenti rispetto alla delega che avranno. In politica dobbiamo tornare a mettere al centro competenze e capacità. E non ragionare con criteri come le correnti e gli equilibri partitici. No al manuale Cencelli, siamo il Popolo della libertà e serve un senso di unità. Il popolo è con noi ma con le elezioni ci ha detto che dobbiamo cambiare sistemi».
È un discorso rivolto qualcuno in particolare? Forse a Cl?
«Il presidente Formigoni ha fatto molto bene, in particolare il risultato della sanità è sotto gli occhi di tutti. Ma è finita la sua era, oggi è senatore della Repubblica e deve capire che se non serve discontinuità nell'azione, nelle persone occorre cambiare. Credo non opporrà resistenza ai cambiamenti delle facce. La politica non è un posto a vita».
Che ne pensa del criterio di avere il cinquanta per cento delle donne in giunta?
«È giusto che Maroni voglia il cinquanta per cento di donne. È un cambiamento, è giusto che sia così. Noi lo rispetteremo: la giunta sarà fatta dal cinquanta per cento di donne».
Una quota rosa da far valere anche dentro il Pdl?
«Dico no alle quote e sì alla capacità. Noi donne siamo brave, abbiamo dimostrato di essere capaci e quindi sarebbe giusto essere metà e metà».
Qualche nome?
«Prima i principi, poi le persone».
Abbiamo già detto del merito. Qual è secondo lei il criterio numero due?
«Né correnti né spifferi ma Pdl nel suo insieme. E il cinquanta per cento di donne».
Qual è la prima cosa che suggerisce di fare al presidente Maroni?
«Quello che abbiamo scritto nel nostro programma del Popolo della libertà. La prima è la riduzione dei costi della politica».
Significa anche la riduzione dei costi della burocrazia?
«Assolutamente sì, anche della burocrazia. Tagli, costi della politica, riduzione della burocrazia, sono le priorità. E poi le tasse, con la riduzione delle aliquote dell'Irap per le aziende lombarde».
Si è molto parlato di un centrodestra che riparte dalla Lombardia.

In che modo la giunta Maroni può essere un laboratorio?
«Se saremo capaci di fare una giunta di grande livello, con personalità che hanno merito e competenze. Se ragioneremo tutti nell'interesse dell'insieme e non di correnti e correnticchie, ma per il bene del Paese».

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